Nell’ambito della mobilitazione nazionale indetta dal Tavolo Asilo il 27 dicembre scorso “davanti alle prefetture di tutta Italia per chiedere di ripristinare lo Sprar e garantire a tutti i richiedenti asilo e rifugiati presenti nel nostro paese un’accoglienza dignitosa, nel rispetto della Costituzione”, il Forum Antirazzista del capoluogo siciliano ha consegnato alla Prefetta di Palermo una missiva-documento, dove viene evidenziata la drammaticità della situazione che si sta determinando, a seguito del provvedimento del Servizio centrale del SIPROIMI (Sistema di protezione per i titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati) disposto nella settimana prima di Natale. Uno stato emergenziale dilagante che preoccupa per la sorte delle persone ospiti dei progetti SIPROIMI (ex SPRAR), con titolo di soggiorno per ragioni umanitarie e per richiesta d’asilo.
Nella fattispecie il predetto Servizio centrale, sulla scorta del primo dei “decreti sicurezza”, intima gli enti gestori ad ottemperare a quanto disposto dalla norma salviniana, sulla base della quale i titolari di protezione umanitaria dovrebbero lasciare i progetti SIPROIMI. Inoltre, il Viminale – con Circolare 24763 del 19\12 – ha previsto il trasferimento dei richiedenti asilo ospitati presso i centri SPRAR/SIPROIMI nei Centri di accoglienza straordinaria (CAS) in applicazione della suddetta normativa.
Va detto che con un’ultima nota, diramata il 20 dicembre, il Ministero degli Interni ridimensiona gli effetti della portata dei provvedimenti, limitando il numero a un esiguo impatto sui titolari di protezione umanitaria. “Tuttavia – scrive il Forum nella missiva – la fuoriuscita dal sistema di accoglienza si sta verificando con particolare riferimento ai richiedenti asilo e non solo riguardo ai titolari di uno status di protezione umanitaria”. Insomma le preoccupazioni permangono, giacché migliaia sono le persone in stato di vulnerabilità.
La via maestra sostenuta è il ritiro delle circolari, le quali “si basano su un’interpretazione erronea e illegittima del primo decreto sicurezza, di cui peraltro da tempo il terzo settore chiede l’abolizione”. Nelle more di una legislazione costituzionalmente legittimata che superi anche la vessatoria discriminante in capo ai “migranti economici”, è stata ribadita la necessità di ripristinare quanto meno lo stato giuridico ex ante che disciplinava l’accoglienza prima dell’inasprimento (senza dimenticare le scelleratezze minnitiane culminanti negli accordi libici) prodotto dalla normativa securitaria che ha gettato nello scoramento non soltanto “i migranti ospiti dei centri”, ma anche – come rilevano dal Forum di Palermo – soggetti e istituzioni “coinvolti nel loro percorso di integrazione”.
Tali sollecitazioni, il ripristino dello Sprar e il ritiro dei provvedimenti di marca salviniana, sono stati invocate anche alla luce della recente sentenza della Cassazione a sezioni unite, che ha sancito l’irretroattività della legge 132/2018, in virtù della quale (giusta Direttiva 2013/33/CE, recepita dal DLgs n.142/2015) qualunque misura di trasferimento – come rileva con decisione il Forum di Palermo – “può essere adottata solo su base individuale e sulla base di ragioni specifiche”. Perciò stesso, come provvedimento su base individuale, “può essere oggetto di un ricorso giurisdizionale”. Non a caso, nella lettera presentata all’organo prefettizio dal Forum antirazzista palermitano, si chiede l’adozione da parte delle Commissioni territoriali di “criteri in linea con la più recente giurisprudenza della Cassazione che nega qualsiasi effetto retroattivo al decreto 113/2018”.
In sintesi, fra gli altri punti di merito ben argomentati del documento, indirizzato dall’associazionismo antirazzista cittadina alle massime cariche dell’autorità competenti (Interni, Prefettura, e Servizio centrale SIPROIMI), vanno in modo esemplificativo annoverati: un provvedimento di regolarizzazione permanente a regime, sulla base di un contratto di lavoro o di uno stabile rapporto con il territorio; un provvedimento urgente che permetta a tutti i minori non accompagnati – che hanno raggiunto la maggiore età e che ancora attendono l’esito della loro richiesta di asilo – il riconoscimento di uno status di protezione di lunga durata; una normativa specifica per coloro che hanno subito violenza (le donne con figli minori, le vittime di tortura, con particolare riferimento a coloro che sono arrivati dalla Libia) e che vanno aiutati con percorsi di sostegno e una stabile legalizzazione; un percorso preferenziale per il riconoscimento di uno status di protezione per tutti coloro che vengono riportati in Italia da altri paesi europei e garantire loro uno status di accoglienza dignitoso in linea con gli standard imposti dalle direttive dell’Unione Europea, fermo restando la necessità di una sostanziale revisione del Regolamento Dublino; rivedere i criteri di monitoraggio e valutazione dei progetti di accoglienza, che non si limitino soltanto alla mera comparazione dei dati numerici o alla tempistica della rendicontazione, anche a fronte dei cronici ritardi da parte del Ministero nella erogazione dei fondi.
Questo, in sostanza, il corposo contributo che parte dall’isola – crocevia delle migrazioni nel Mediterraneo – e si ricongiunge al movimento antirazzista italiano ed europeo, come pulsanti battiti di un cuore meticcio che risuonano dagli abissi della memoria del Mare Nostrum.