Entro fine anno il mondo potrebbe avere un Paese in più. Circa 207mila abitanti della Regione autonoma di Bougainville, arcipelago parte della Papua Nuova Guinea, sono infatti chiamati a votare domenica in un referendum sull’indipendenza.
Le isole, che si trovano a largo delle coste orientali della Papua Nuova Guinea, vicino alle Isole Salomone, hanno ottenuto un status di autonomia nel 2000, dopo nove anni di guerra civile con il governo di Port Moresby. Domenica potranno decidere se incrementare lo status di autogoverno o optare addirittura per l’indipendenza. Un’opzione, quest’ultima, che secondo alcuni osservatori internazionali sarebbe vista con favore dai tre quarti degli aventi diritto al voto.
A presiedere la commissione speciale per il referendum c’è la ex primo ministro irlandese Bertie Ahern, che ebbe un ruolo fondamentale nella stipulazione dell’Accordo del Venerdì santo tra Irlanda del nord e Repubblica d’Irlanda nel 1998. Ahern ha detto: “C’è un orgoglio palpabile qui, che è davanti agli occhi di tutto il mondo”.
Le rivendicazioni contro il governo centrale nell’arcipelago risalgono ad ancora prima dell’indipendenza raggiunta dall’Australia nel 1975, e nel corso dei decenni sono state alimentate dalla percezione di essere vittime di sfruttamento delle risorse e di pregiudizi razziali da parte di Port Moresby.
Il primo ministro della Papua Nuova Guinea, James Marape, ha ricordato più volte che il referendum “non è vincolante”.
Un’eventuale indipendenza di Bougainville, in effetti, è vista con preoccupazione a Port Moresby. L’isola infatti è ricca di materie prime, soprattutto rame e oro. Questo referendum potrebbe inoltre incoraggiare le altre rivendicazioni di autonomia dal governo centrale già presenti nel Paese più settentrionale dell’Oceania.
A oggi lo stato più giovane del mondo è il Sud Sudan, che nel 2011 ha ottenuto l’indipendenza dal Sudan.
Si vota a Bougainville per decidere sull’indipendenza da Papua Nuova Guinea
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