Lunedì 25 novembre il Consiglio comunale non ha approvato né discusso il Regolamento Beni Comuni previsto all’ordine del giorno e durante lo svolgimento della seduta ne ha invece disposto il rinvio a lunedì 2 dicembre. Il presidio di protesta promosso dal Coordinamento Beni Comuni si è comunque tenuto fino al momento del rinvio.
Nonostante la presentazione di emendamenti da parte della Giunta Comunale e della maggioranza 5 Stelle, non si modifica comunque la sostanza del provvedimento che sta per essere messo in approvazione, il quale continua a essere inaccettabile perché:
- equipara i beni privati ai beni comuni e applica il principio elaborato da alcuni accademici dell’università di Torino secondo cui “si privatizza contro la privatizzazione”;
- individua lo strumento idoneo alla privatizzazione di beni pubblici nella Fondazione Beni Comuni, ente di diritto privato a cui la Città conferisce la proprietà di un patrimonio immobiliare che possa così scivolare fuori dal controllo del Consiglio Comunale e quindi pubblico;
- si spreca in promesse di partecipazione dei cittadini alle decisioni, ma in realtà costruisce organismi di partecipazione orientati, scelti e autorizzati dalla Giunta, con nessun potere reale;
- il tutto è basato su procedure burocratiche macchinose e dispendiose che richiederebbero da sole un assessorato per il loro espletamento.
Oltretutto, l’iter di approvazione del Regolamento, già portato avanti senza nessun confronto pubblico e partecipato dai cittadini, come dovrebbe invece essere per un provvedimento che regolamenta la partecipazione delle persone, è stato improvvisamente accelerato dall’Amministrazione comunale usando a pretesto l’emergenza creata con l’incendio alla Cavallerizza nel mese di ottobre. Si è così usato l’argomento del Regolamento stesso, prima ancora che venga approvato, come oggetto di scambio con gli ormai “ex occupanti” a fronte dello “sgombero soft” recentemente avvenuto.
Tutto questo contrasta con il contenuto nella mozione n. 69, approvata dal Consiglio Comunale il 25 settembre 2017, nella quale si impegnano Sindaca e Giunta Comunale a richiedere all’Assemblea Cavallerizza 14:45 (riconosciuta quindi come soggetto giuridico) di produrre una proposta complessiva di modello per l’utilizzo civico dell’intero compendio della ex Cavallerizza Reale e a sostenere l’Assemblea in tale percorso di autonormazione civica.
La “Dichiarazione di uso civico e collettivo urbano per la Cavallerizza” è stata approvata in maggio 2018 dall’AC14:45 a seguito di un percorso partecipato e pubblico e quindi consegnata all’amministrazione per sottoporla alla valutazione della Giunta. Ma tale Dichiarazione – che riprende il modello di quella dell’ex Asilo Filangieri di Napoli – non trova invece possibilità di essere messa in pratica con il Regolamento che la maggioranza 5 Stelle intende approvare, perché questo non prevede la modalità di uso civico prevista in essa.
Come se tutto ciò già non bastasse, lunedì 25 è stata inoltre presentata da parte della Capo Gruppo del M5S in Consiglio Comunale una mozione a sostegno del Regolamento torinese con cui, utilizzando strumentalmente il lavoro della Commissione Rodotà del 2007 e il referendum sull’Acqua pubblica del 2011, si impegna la Sindaca e la Giunta Comunale, a chiedere al Parlamento di approvare una legge nazionale sui beni comuni a partire da un progetto di legge già esistente, ma estraneo al dibattito nazionale che vede da anni partecipare studiosi, comunità e realtà già impegnate da tempo nella pratica dei beni comuni.
Coordinamento Beni Comuni di Torino