Ecco le ultime tappe del diario di bordo dell’iniziativa “Mediterraneo Mare di Pace”, a bordo della Bamboo della Fondazione Exodus, “marciando” nel contesto della Seconda Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza
Sera del 9 novembre – Siamo finalmenti in porto dopo quattro giorni di mare. Siamo ospitati dal Circolo Canottieri Ichnusa di Cagliari. È stata una navigazione complicata e soprattutto lunga. Continui salti di vento, pioggia, raffiche, onde. Siamo tutti molto stanchi ma il primo pensiero è di controllare le possibilità che abbiamo di raggiungere Tunisi mantenendo il calendario per le altre tappe di Palermo e Livorno. Facciamo tutti i controlli e le ipotesi possibili, ma purtroppo dobbiamo rassegnarci, non possiamo raggiungere Tunisi. Le condizioni meteomarine di queste settimane sono davvero bruttissime, soprattutto in questa parte di Mediterraneo nei canali di Sardegna e di Sicilia e sembra che rimarranno proibitive a lungo. Andiamo a letto un po’ delusi. Tunisi resta però nel nostro calendario. Solo rinviata.
10 novembre – Per il momento ci aspetta una sosta imprevista di qualche giorno a Cagliari. Tiziana che da terra organizza le tappe ci ha messo in contatto con Marzia e altri amici del movimento pacifista sardo che sono entusiasti di questa nostra presenza inaspettata. Marzia, Pierpaolo, Anna Maria, Aldo e Roberto ci vengono a trovare a bordo sotto la pioggia battente di questo libeccio che non molla e pensiamo a cosa possiamo organizzare di corsa e senza preavviso. È tornato a bordo anche Alessandro che era sceso a Barcellona. Verrà con noi fino a Palermo.
Questa tappa in Sardegna ci consente di fare il punto sulle basi militari che soffocano questa meravigliosa isola. Dagli anni Cinquanta la Nato e gli Usa hanno fatto di questo paradiso una base strategica per quelli che chiamano “servizi bellici essenziali”. Una definizione sconcertante. Come se la guerra fosse “essenziale”. In pratica l’isola è una gigantesca base militare per esercitazioni, addestramento, sperimentazioni di nuovi sistemi d’arma, guerre simulate, depositi di carburanti, armi e munizioni, rete di spionaggio e telecomunicazioni. Le acque costiere vicino ai poligoni di Quirra, Teulada e Capo Frasca, ogni due per tre vengono chiuse per esercitazioni. Tanto perché vi facciate una idea della militarizzazione delle acque di questa parte del Mediterraneo: l’estensione delle zone di sgombero a mare è tale da superare l’intera superficie della Sardegna.
I sardi convivono con le basi militari da decenni, non senza provare a resistere. Non si contano le proteste, le manifestazioni, l’ultima c’è stata il 4 novembre degli attivisti di A Foras dal titolo eloquente: togliamo le basi alla guerra. Manifesti in ottanta paesi sardi, mobilitazioni, proteste. Ma il blocco militare resiste grazie al solito groviglio di affaristi, guerrafondai, ragion di stato, e segreti. Da tempo nell’isola, dove ci sono i due poligoni più grandi di Europa, c’è il sospetto che in alcune zone l’alta incidenza di tumori sia legata all’inquinamento del suolo dovuta a rifiuti militari . Le inchieste procedono a rilento.
Ne parliamo con i nostri amici sardi che per la serata ci invitano a partecipare a uno degli incontri della rete “Arte migrante” che si tiene nella sala culturale Maria Carta alla casa dello studente dell’Università. Arte Migrante è un’iniziativa nata a Bologna nel 2012 e che in pochi anni si è estesa in tutta Italia e anche all’estero. Le finalità sono semplicissime: creare inclusione attraverso l’arte. Le serate settimanali sono aperte a tutti, studenti, migranti, senza dimora, giovani e anziani.
Arriviamo accompagnati in auto dai nostri amici e ci lasciamo coinvolgere dal clima affettuoso ed entusiasta di questi ragazzi che si trovano per parlarsi facendo musica, ballando e sperimentando forme d’arte. Ci raccontiamo di noi e dei nostri progetti tenendoci per mano e muovendoci per la sala al suono di un clarinetto. Ci uniamo simbolicamente con un filo di lana che ci passiamo l’un l’altro in una rete di coinvolgimento emotivo.
Salutiamo i ragazzi e andiamo a cenare alla pizzeria Federico Nansen. Niente è casuale, la pizzeria è frequentata dai pacifisti della città perché Maurizio, il titolare, ha una storia singolare. Prima di tutto ha chiamato così il suo locale perché fin da piccolo è stato un ammiratore dell’esploratore norvegese di fine Ottocento. Nansen non è stato solo un esploratore, ricordato soprattutto per essere stato il primo ad attraversare la Groenlandia sugli sci. Nansen è stato Alto Commissario per i Rifugiati dell’allora Società delle Nazioni, Premio Nobel per la Pace nel 1922, ha inventato il Passaporto Nansen per proteggere gli apolidi e a lui è dedicato il premio “Nansen Refugee” conferito a chi si distingue nell’assistenza dei rifugiati. Ma che ci fa una pizzeria intitolata a Nansen a Cagliari? Presto detto. Maurizio anni fa è andato ad abitare a Gaza in Palestina per insegnare a fare la pizza, ha mantenuto i rapporti con il mondo palestinese e a Cagliari offre una pizza al trancio con vari e gustosi ingredienti. Alla fine di questa esperienza gastronomica sardo-palestinese torniamo a bordo (sempre sotto la pioggia) e ci infiliamo nei sacchi a pelo ad ascoltate il libeccio (sempre lui) fischiare tra le sartie. Sardegna terra di pace, nonostante le basi militari. E nonostante il libeccio.
12 Novembre – In meno di 24 ore il gruppo cagliaritano ha organizzato una giornata piena di incontri e attività. Non solo: hanno fatto i volantini, ci hanno spedito a volantinare fuori dall’università e in altri posti. Il programma comincia alle 16 con il presidio “Giù le mani dai nostri figli” in solidarietà ai militanti pacifisti indagati; dalle 18 alle 20 c’è l’incontro pubblico con la proiezione delle mostre, di filmati e momenti di discussione sui temi della marcia. Primo fra tutti il disarmo. Alle 21 c’è una festa con canti e danze dell’Associazione Terra Mea. La chat su wp è alluvionata dai messaggi della vulcanica Marzia che con la sua aria tenera ci sta facendo correre tutti come dei pazzi. A colpi di emoticons.
Questa tappa non prevista si sta rivelando bellissima, belle le persone, bello il clima che gira nel movimento pacifista, mai domo. Bella la Sardegna. Forza paris, avanti insieme. Non è bellissimo questo augurio?
Bellissime le danze. L’equipaggio si cimenta nelle danze tradizionali sarde, a parte Rosa la nostra marinaia che ha una grazia innata sia quando sta al timone che quando balla, tutti gli altri molto saggiamente decidono di non demolire la tradizione millenaria della danza sarda con i loro movimenti goffi che mettono a rischio i piedi altrui.
L’unica cosa che non quadra in questo clima pacifico e festoso è il meteo. Anche la tappa di Palermo è a rischio. Sud-sudovest molto teso e onda. Sull’altra chat aperta con gli amici palermitani è tutto un delirio di messaggi. Alla fine decidiamo di decidere domani.
13 – 14 Novembre – Partiamo. Prua su Palermo. Ci aspettano 30 ore assai dure, onda e poco vento all’inzio, vento forte e onda verso la fine. Ci attrezziamo e prima di partire c’è uno scambio fitto di email con Maurizio e Beppe della Lega navale di Palermo. Facciamo un briefing via wp anche con loro che concordano con noi: partire subito. Una tappa a San Vito Lo capo e poi via verso Palermo per cercare di non prendere tutto il sud che monterà. Il 14 siamo a San Vito, decisamente frullati per le condizioni del mare dell’ultimo tratto. Dormiamo. Domani si va a Palermo. Alessandro ha ripreso colore. Prima di questa marcia non era praticamente mai salito in barca. In poche settimane ha accumulato qualche centinaia di miglia. Combatte con il mal di mare ma resiste e quando gli abbiamo proposto di tornare a Palermo in traghetto si è rifiutato. Un grande.
15 Novembre – Il tardo pomeriggio finalmente siamo all’ormeggio della Cannottieri a Palermo. Arrivano Francesco, Maurizio, Beppe a prenderci le cime. Abbiamo fatto cinque ore con un sud teso, barca sbandata. Faticoso ma anche molto divertente. Tutti bene, anche Alessandro si è ripreso.
Ci prendiamo qualche ora di riposo in previsione del programma di domani che si annuncia intessissimo alle 11 alla Lega Navale ci saranno i bambini per la mostra Sail Boat Art, alle 13 l’incontro con le autorità cittadine e uno spettacolo. Pace, inclusione sociale, accoglienza di questo parleremo a Palermo e della rete di Ambasciate di Pace