Luigi Cadorna è l’uomo delle fucilazioni, decimazioni e del disastro di Caporetto. E’ il maggior responsabile perché la Grande Guerra 1915-1918 fu un Grande Massacro.
Diventato capo di Stato Maggiore nel 1914 giudicò deficiente la disciplina del regio esercito, compreso l’atteggiamento degli ufficiali che, a torto, pensavano che i soldati dovevano essere trattati con umanità. Tutto ciò non idoneo ad affrontare la guerra che si profilava. Quindi emise la Circolare n. 1, con la quali con toni molto duri richiamò i principi fondamentali d’obbedienza e di autorità. Seguirono altre che oltre a destituire alti ufficiali e a mandare sotto processo ufficiali e graduati fecero che l’esercito italiano ebbe un alto numero di fucilati e decimati. Secondo “Dati di statistica giudiziaria militare” del giugno 1925 furono comminate nel corso del conflitto 4.028 condanne a morte delle quali 2.967 in contumacia, 311 non eseguite e 750 eseguite. Di quest’ultime, 391 riguardarono il reato di diserzione, 5 per mutilazione volontaria, 164 per resa o sbandamento, 154 per atti di indisciplina, 2 per cupidigia, 16 per violenza, 1 per reati sessuali, le rimanenti per reati diversi. La disfatta di Caporetto fu responsabilità del generale Luigi Cadorna, colpevole non solo di quella singola battaglia, ma, più in generale, di tutta la condotta della guerra: se è vero, come è vero, che Caporetto non fu solo una battaglia convenzionale, ma l’esito di un malessere che serpeggiava nell’esercito proprio a causa del modo in cui le operazioni venivano condotte, e l’esercito veniva trattato, dal Comando Supremo di Luigi Cadorna.
La storia di Luigi Cadorna è raccontata dal libro di Marco Mondini Il Capo: La Grande Guerra del generale Luigi Cadorna, che Corrado Staiano ha definito: “libro prezioso e intelligente… non è soltanto la biografia di un uomo dal carattere dittatoriale, è la storia di una guerra, di un popolo, di una nazione non nata, di un esercito di contadini in grigioverde, analfabeti i più, che di tradotta in tradotta non sanno neppure dove si trovano”
L’opera è frutto di indagini svolte presso vari archivi, come quello Centrale dello Stato e quello dell’Ufficio storico dello Stato maggiore dell’Esercito, l’Archivio del Museo della Guerra di Rovereto e quelli del Risorgimento a Milano e Vicenza di materiali raccolti da Marco Mondini, in almeno tre lustri di lavoro attorno a temi legati alla storia delle forze armate e delle loro rappresentazioni tra prima guerra mondiale e fascismo, di riflessioni più recenti elaborate nel corso del centenario della Grande guerra.
Luigi Cadorna diresse con poteri assoluti le operazioni militari italiane nella grande guerra. L’enorme consenso personale e la debolezza dei governi di Roma lo riparaono da critiche nonostante l’insuccesso dei suoi piani, le enormi perdite di vite umane, il rischio di una sconfitta sul fronte trentino nel 1916, Cadorna rimase al suo posto fino alla disfatta di Caporetto, nell’autunno 1917. Quanto era stato incensato prima, tanto venne demonizzato poi. Il libro rilegge la carriera e l’operato di Cadorna collocandone la figura nel contesto della cultura militare europea e della storia italiana dell’epoca. Luigi Cadorna appare così come il rappresentante, non eccezionale, di una generazione di professionisti delle armi ossessionata dal passato inglorioso, dalle umilianti sconfitte e dai difetti di un paese che ritenevano debole e indisciplinato.
Titolo: Il Capo
Autore: Marco Mondini
Editore:Il Mulino, 2017
Collana: Biblioteca storica
Pagine: 388
Prezzo: 26 euro