Le manifestazioni in Libano continuano da 23 giorni, ancora dieci giorni dopo le dimissioni del governo. Scioperi, università chiuse, mancanza di petrolio, ma tutto questo non ferma la gente in strada e non solo a Beirut. Chiedono cambiamenti nel sistema e non nelle politiche, e di affrontare la corruzione. Alcune delle richieste riguardano inoltre soprattutto le donne: che le donne possano trasmettere la cittadinanza ai loro figli, che si ponga fine ai matrimoni di ragazze al di sotto dei 18 anni, che si renda più efficace il sistema penale per gli abusi sessuali.
Questo video mostra l’entità delle manifestazioni e circola attraverso i social network:
ALL OVER THE WORLD… MASSIVE PROTESTS
Chile, Spain, Iraq, Haiti, Ecuador, Guinea, Panama, Egypt, Peru, Algeria, Lebanon, Netherlands, Bolivia, Colombia, Indonesia, Greece, Azerbaijan, France, Hong Kong, and many more…
VIDEO: #Lebanonpic.twitter.com/JaAytOhmsn
— Oh boy what a shot (@ohboywhatashot) November 4, 2019
Seguendo l’esempio latinoamericano, sono per strada con cazarolazos (forma di manifestazione pacifica e rumorosa in cui l’espressione pubblica di protesta o dissenso avviene percuotendo degli oggetti, ndt):
A sight to behold from Beirut #Lebanon tonight. Women lead a candlelight march for change in downtown.
The noise you hear is pots and pans…Exceptional time for country. Protests in week 3: pic.twitter.com/FABP9VDwqQ
— Joyce Karam (@Joyce_Karam) November 7, 2019
Nello stesso tempo, un’altra forma di nonviolenza attiva è l’implementazione, nel centro di Beirut, di un processo popolare ai politici che hanno governato senza trasparenza:
In downtown Beirut, protesters stage a mock trial for Lebanese politicians who stole public funds #LebanonProtests #Lebanon pic.twitter.com/1HdJ99ted8
— Dalal Mawadدلال معوض (@dalalmawad) November 10, 2019