In esclusiva, copia di accordo-quadro per la Concertazione – dichiarazione pubblica appena diffusa dai partiti cileni all’opposizione.
SANTIAGO – 12 novembre, una nuova data per la storia, non solo cilena. Ma per le strade di Santiago del Cile si ha una sensazione insolita e solenne. C’è la Storia, oggi, che qui corre lungo i viali. Che sfugge ai lacrimogeni e alle percosse. E che si fa documento, quando mette nero su bianco l’intesa tra tutti i partiti di sinistra e di centro, dal Partito Comunista al Partito Socialista, dalla Democrazia Cristiana al Partito Liberale, che concordano nell’andare ad una Assemblea Costituente con un processo democratico che prevede la destituzione del presidente della Repubblica, l’ormai futuro ex Presidente, Sebastian Piñera.
La piazza di Santiago parla chiaro, con una manifestazione relativamente pacifica, con le incontenibili esplosioni che l’eccezionalità del caso contempla. Le emozioni si vedono, si palpano. Trecentomila persone si abbracciano e piangono. E urlano, in un grido collettivo e composto. Sono le trecentomila gole che urlano alla Storia che è ora di andare a un nuovo voto, quello democratico e diffuso per la nuova Assemblea Costituente.
Chi lo dice? Tutti. E non di sole emozioni si tratta. Ma di concretissimi accordi presi nei giorni scorsi tra i vertici delle forze politiche, dei sindacati, delle grandi università, consultati i grandi gruppi economici che in Cile sono rimasti sempre dietro a tutto. Trecentomila manifestanti uniti dalla indicazione inequivocabile di un iter democratico condiviso: si vada a votare per il plebiscito sulla nuova Assemblea Costituente.
Dopo sei mesi di lavoro, pubblicazione della nuova Costituzione e dunque indizione del nuovo plebiscito per confermare la nuova Costituzione. Ecco cosa ha chiesto la piazza. E che piazza: manifestazioni e raduni, segnala l’emittente “Bìobio”, si sono registrate nelle principali città del paese come Valparaiso, Valdivia, Concepciòn e Temuco. Hanno aderito allo sciopero i settori portuali, dei camionisti, dell’educazione, dei servizi pubblici, della salute e dell’edilizia.
Malgrado i lievi incidenti tra manifestanti e polizia, registrati in alcuni punti isolati della città, la manifestazione principale a Santiago si è svolta fino alla prima metà del pomeriggio in forma essenzialmente pacifica. Se il Cile ha conosciuto un passaggio maldestro dalla dittatura di Pinochet alla fase di democrazia pinochettista, come dice l’ex ministro Luis Badilla Morales, oggi siamo alla resa dei conti. Tutti i partiti dell’opposizione uniti chiedono a Piñera di accettare il percorso verso l’Assemblea Costituente. “E non può che accettare”, taglia corto il Professor Pablo Chiuminatto, della Pontificia Università Cattolica del Cile. “Perché già una buona parte del suo governo sta iniziando a parlare di trattare per un accordo che ponga fine alle violenze e contenere la caduta dei mercati e l’aumento vertiginoso del dollaro”.
Le regole auree dell’economia di mercato, care a Piñera, oggi non depongono a suo favore. Anzi: lo depongono e basta. Il documento che Other News ha ricevuto dalle fonti dell’opposizione cilena parla chiaro: un nuovo accordo di Concertazione, come quello siglato dall’intera classe politica cilena nel 1989 e che ha guidato il Cile nei dieci anni successivi, è stato firmato da quindici forze politiche di estrazione culturale diversa. Il Presidente della Repubblica non può sottrarsi a un confronto con questo documento, adesso. E la piazza rimane convocata, lo sciopero generale paralizza il Paese come mai accaduto in nessun paese Ocse prima di oggi.
Ogni giorno di sciopero vengono bruciati due miliardi di dollari. Ogni ora è un ideale colpo di cannone che percuote la Moneda. Il Cile di ieri non esiste già più. Il Cile di domani deve ancora nascere. Molte migliaia di giovani ricercatori, economisti, giuristi stanno già affollando le piazze di un movimento che dietro a tante sigle di partito, non ne vuole più nessuna. “La luce, finalmente vediamo la luce”, dichiara la giornalista Mariana Diaz Vasquez. La fine del tunnel è più vicina? La voce di Mariana è la speranza del nuovo Cile che nasce oggi.