AI-5. Atto Istituzionale nº 5. Era il tredici dicembre del 1968, la giunta militare decretò la fine dei diritti civili e il paese precipitò nel suo momento peggiore. Il miracolo economico soffocava le grida dei torturati, degli esiliati, e di chi sparì per sempre. Si censuravano giornali e libri, a volte solo perché dal titolo o dalla copertina sembravano sediziosi, sovversivi. Solamente dopo due decenni i brasiliani poterono tornare a votare protetti da una nuova costituzione. Oggi, in parlamento, un deputato minaccia: se la sinistra continua a tenere questo atteggiamento radicale ci sarà un nuovo AI-5. Non è un deputato qualunque, è il capo del partito di maggioranza, è il figlio del presidente della repubblica. Qualche giorno fa, quando la rivolta in Cile era al culmine, lo stesso deputato affermava che in Brasile eventuali disordini verrebbero soffocati nel sangue e chi osasse protestare “avrebbe dovuto vedersela con la polizia”, e con le mani imitò il gesto propagato da suo padre: la pistola puntata. Poco dopo, un video nella rete sociale presidenziale mostrava un leone circondato da un gruppo di iene. Ogni iena rappresentava un partito di opposizione, e non solo, anche la Conferenza Episcopale, il Movimento dei Senza Terra, l’Ordine degli Avvocati, la grande stampa, le reti di televisione e perfino la Corte Costituzionale veniva inclusa tra le iene intorno al re della foresta. Quando la situazione sembrava perduta ecco che arriva un secondo leone identificato come “conservatore patriota”, una scritta sul video esorta a sostenere “il nostro presidente fino alla fine” perché ad attaccarlo “ci pensa già l’opposizione”. I due leoni mettono in fuga le iene, la bandiera nazionale in dissolvenza e la voce del presidente a ripetere lo slogan di campagna: Brasile sopra tutto, Dio sopra tutti. https://www.youtube.com/watch?v=tGrukTfoPAg
Passano ventiquattro ore. E una notizia bomba scuote la nazione. Viene divulgato, non si sa ancora da chi, la deposizione del portinaio che il giorno 14 marzo del 2018 era responsabile di verificare il flusso di entrata e uscita del condominio di Bolsonaro, all’epoca ancora candidato. Ho avuto modo di raccontare in precedenza su chi abitava in questo condominio, trafficanti di armi appartenenti ai gruppi paramilitari – le milizie che controllano buona parte del territorio di Rio de Janeiro e si finanziano con il narcotraffico. Ho avuto modo di raccontare sugli stretti rapporti di amicizia tra la famiglia presidenziale e detti miliziani. Dicevo dunque che viene divulgata la deposizione del portinaio che il giorno 14 marzo del 2018 si trovava in servizio. Non è un giorno qualunque, ma è la data in cui venne assassinata Marielle Franco, consigliere comunale e attivista dei diritti umani che, col suo martirio, diviene simbolo internazionale della lotta popolare di emancipazione e resistenza. Quel giorno, poche ore prima dell’omicidio, un noto miliziano (ex comandante delle truppe speciali) si presenta e chiede al portinaio di recarsi nella casa numero 58. La casa di Bolsonaro. Il portinaio citofona e “il signor Jair autorizza l’entrata”. Poi però seguendo la macchina attraverso i monitor, nota che si dirige verso la casa del miliziano amico della famiglia Bolsonaro. Il portinaio citofona di nuovo e informa il “signor Jair” dell’accaduto, il quale risponde che non ci sono problemi, anzi, lui stesso garantisce che tutto sia in ordine.
Ricapitoliamo: il giorno dell’omicidio di Marielle Franco, il miliziano (accusato di aver sparato) bussa alla porta di Bolsonaro che ne autorizza l’entrata, ma costui si dirige verso la residenza di un secondo miliziano, colui che guiderà la macchina dell’attentato.
È stato provato che Bolsonaro non poteva aver risposto al citofono: era a Brasilia in una sessione parlamentare, come attestano i documenti ufficiali della Camera dei Deputati. Comunque sia, il nome di Bolsonaro viene legato ai miliziani che uccidono Marielle.
La deposizione del portinaio è stata divulgata ieri l’altro ma è avvenuta un mese fa. Per legge quando il nome del presidente viene citato in una indagine deve essere avvisata la Corte Costituzionale. E così fu fatto, in gran segreto. Il processo venne subito archiviato. Ma, una volta reso pubblico, si nota che, nonostante le smentite degli inquirenti, i registri di entrata e uscita dal condominio possono essere stati manomessi da chiunque ne avesse accesso. Subito si accusa il povero portinaio di avere inventato tutto, o meglio, di essersi sbagliato: il miliziano non ha chiesto di recarsi da Bolsonaro, ma dal suo complice. È la cosa migliore che gli inquirenti schierati davanti alla stampa possono dire per poter insabbiare ogni indagine. Nel caso di una menzogna del portinaio, allora sarebbero obbligati a indagare… Bolsonaro… Milizia… Trafficanti di armi e droga… Omicidio di Marielle.
Pochi minuti dopo la divulgazione della notizia, il presidente appare in video. Furioso, con urli e strepiti accusa tutto e tutti di un grande complotto… “Non ho alcun motivo per far uccidere nessuno” dice… dimenticandosi che nessuno si è mai azzardato a dire niente per legarlo alla morte della povera attivista.
Oggi il figlio e deputato invoca la dittatura, o meglio, minaccia la popolazione intera con un nuovo AI-5. Pubblica una sua foto com un mitra in braccio.
Eccomi qua davanti al computer ad aspettare nuove notizie: il presidente sgrida pubblicamente il figlio per aver detto quello che ha detto. Ma ormai lo ha detto. Sappiamo bene come è la tattica fascista, affermare e smentire, confondere, fake news a destra e sinistra, smentire di nuovo, e nel frattempo continuare a coltivarsi la base di appoggio composta da ogni tipo di fanatici.
Un amico mi scrive da lontano. Ha letto il mio ultimo articolo dove racconto che nei corsi preparatori per entrare in polizia si insegna il metodo sicuro per torturare, per le esecuzioni sommarie e come far sparire i cadaveri. I professori filmano le loro lezioni e le sbattono su youtube. La platea dei futuri aspiranti ride, sghignazza. Nessuno ha smentito, anzi, sono tutti qui sullo schermo del mio computer, con nome cognome e indirizzo. Il mio amico da lontano mi scrive preoccupato: ho un brutto presentimento. Anch’io.
PS. In questo esatto momento il presidente dice che le parole del figlio sono state travisate. Come volevasi dimostrare.