Mentre si contano i danni e soprattutto i morti generati dai disordini che infiammano differenti zone della Bolivia (13 a oggi, secondo un rapporto del Centro de documentacion y informacion boliviano) e mentre la situazione rimane incerta dato che in alcune zone continuano manifestazioni in gran parte pacifiche di militanti del MAS (il partito di Morales) di sindacati e di organizzazioni indigene per protestare contro il colpo di stato, il Segretario Generale dell’ONU Gutierrez ha inviato Jean Arnault, diplomatico francese recentemente impegnato nel processo di pace in Colombia, per mediare tra il MAS e il governo provvisorio della vicepresidente del Senato Jeanine Añez, proclamata presidente in una riunione in cui mancavano buona parte dei parlamentari, ma confermata da una decisione della Corte Suprema di Giustizia.
Secondo quanto riferiscono i giornali boliviani si sarebbero svolte alcune riunioni preliminari tra esponenti del governo e del MAS. Il principale tema di discussione è la garanzia che le elezioni si svolgano rapidamente e con la partecipazione di tutte le forze politiche, in particolare del MAS.
Dall’esilio in Messico Evo Morales continua ad esortare alla riconciliazione nazionale “Presto la wipala e il tricolore (le due bandiere della Bolivia, quella indigena e quella storica, n.d.r.) sventoleranno insieme come simbolo di pace, unità e fratellanza del popolo boliviano”, scrive su Twitter e aggiunge “Insistiamo nel chiedere un dialogo nazionale che garantisca che la nostra Bolivia torni nel sentiero della pacificazione democratica”.
A livello internazionale si registra la presa di posizione di Roger Waters, che in un video-messaggio diffuso in rete solidarizza con Evo Morales ricordando i numerosi successi a livello sociale e i progressi della Bolivia sotto la guida del primo presidente indigeno. Il cantante dei Pink Floyd si augura che Evo possa tornare presto nel suo paese. Allo stesso tempo continuano in numerosi paesi del mondo le proteste contro il colpo di stato strisciante e le prese di posizione a favore di una soluzione pacifica e democratica alla crisi scatenatasi in Bolivia. Sembra evidente che la pretesa della destra di effettuare elezioni senza il MAS sia già stata cancellata dall’agenda politica grazie alle prese di posizione di numerosi paesi, del Papa e della conferenza episcopale boliviana, tutti concordi nell’auspicare una soluzione pacifica al conflitto.