Oggi la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d’America ha approvato una proposta di legge che prevede il riconoscimento del genocidio armeno. 11 voti contrari e 405 favorevoli. La proposta è stata avanzata sia dai Repubblicani sia dai Democratici, adesso tocca al Senato decidere se questa può diventare una legge o meno.
Sia dentro sia fuori dalla Turchia in queste ore si parla molto di questa mossa. Gli Armeni sono stati utilizzati per l’ennesima volta come un elemento politico ed elettorale? La decisione degli USA è valida per creare ulteriori pressioni sul governo di Ankara? Oggi c’è bisogno di concentrarsi su un episodio di 95 anni fa mentre nel Medio Oriente sono già in atto altri genocidi? La società in Turchia reagirebbe bene o male?
Insomma le domande sono tante ed i dubbi sono anche legittimi. Tuttavia c’è un dato storico che non può essere ignorato: il nuovo percorso di vita che è stato avviato con la fondazione della Repubblica di Turchia contiene i residui di un crimine di massa. Finché non si faranno conti con il passato sarà sempre più consolidata una Turchia ricca di culture militariste, nazionaliste, fondamentaliste che legittimerà le guerre, i genocidi e i pogrom. Con l’augurio che sarà possibile fare questo resoconto partendo dalle basi della società civile in Turchia, esattamente come desiderava Hrant Dink, giornalista armeno assassinato 2007 a Istanbul.
In quest’ottica sarebbe necessario prestare attenzione a un breve racconto riportato dall’ex parlamentare e cineasta, Siri Sureyya Onder, che dovette spendere 7 anni della sua vita in carcere, per via delle sue attività politiche, durante la dittatura dei militari degli anni 80. Onder fu vittima di tortura sistematica durante la sua permanenza penitenziaria.
“Un Turco, un Curdo ed un Armeno entrano nel giardino di un Turco per rubare delle prugne.
Ad un certo punto il proprietario turco del giardino li vede e va da loro per chiederne conto. Prende, prima di tutti, l’Armeno, sollevandolo dal collo della sua camicia e gli dice: “Questi due sono musulmani” riferendosi al Turco ed al Curdo, “ma tu nemmeno musulmano sei! Con che coraggio mi rubi le prugne?”. Così riesce a picchiare l’Armeno mettendo da parte il Curdo ed il Turco per via della loro fede religiosa.
Poi tocca al Curdo. Il proprietario lo prende da parte e gli dice: “Quest’altro qua è Turco, diciamo che se lo può permettere, ma tu no! Come ti permetti di rubarmi le prugne?” Così mena anche il Curdo e lo sbatte fuori dal giardino. Poi tocca al Turco che aspettava il suo turno per essere malmenato. Il proprietario del giardino gli si rivolge dicendo: “Ma non ti vergogni? Hai fatto società con un Curdo ed un Armeno e mi hai rubato le prugne, vergognati!” Così mena anche il Turco e lo sbatte fuori dal giardino.
Così tre amici si trovano fuori dal giardino con le ossa rotte e facce piene di lividi. Ad un certo punto il Curdo chiede agli altri due: “Ma questo tizio come è riuscito a menarci tutti e tre?”. A quel punto il Turco risponde dicendo: “In primis, non gli avremmo dovuto permettere di picchiare l’Armeno”.
Oggi non è rimasto nessuno, in queste terre, a non essere malmenato perché non siamo riusciti a difendere (e non abbiamo voluto difendere), già all’epoca, uno dei popoli più antichi di queste terre anatoliche”.