Su invito della famiglia L’Abate oggi, secondo anniversario della scomparsa di Alberto L’Abate, si piantano alberi come modo di ricordare la persona e la sua opera.
Aderendo a quest’invito ho piantato un piccolo arbusto di alloro. Piantare un albero è un’azione semplice e facile per tutti ed ha il significato simbolico di costruirsi un piccolo momento di meditazione sul fatto di essere tutti, come umanità, compresenti in questo spazio e in questo tempo, come sottolineava Capitini. Questa compresenza non riguarda la presenza o meno di ognuno di noi in questo spazio dell’esistenza; noi siamo qui e ci sono anche tutti quelli che ci hanno preceduto.
Silo diceva qualcosa di simile in un altro modo:
Creatore di mille nomi, costruttore di significati, trasformatore del mondo… i tuoi padri ed i padri dei tuoi padri continuano in te. Non sei una meteora che cade ma una freccia luminosa che vola verso i cieli. Sei il senso del mondo; quando chiarifichi il tuo senso, illumini la Terra. Quando perdi il tuo senso, la Terra si oscura e l’abisso si apre. (Umanizzare la Terra).
Il senso di piantare un albero è dunque occasione per ricordare Alberto, ma non per ricordarlo con nostalgia ma piuttosto per restituirgli l’affetto che ci ha dato, sotto forma di attenzione e di insegnamento. Quando muore una persona cara mi succede qualcosa di particolare. Successe la prima volta quando partì mio padre: mi ritrovai a compiere gesti che gli appartenevano ma che non facevo di solito, prima. E’ una forma, credo, di trascendenza pratica e mi è successa anche con Alberto, per esempio nella sua permanente pratica di ringraziare.
In questi due anni abbiamo assistito e partecipato a molte commemorazioni ma credo che la commemorazione più grande sia stata quella di coloro che hanno continuato il suo cammino, per esempio nella Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza e nella Jay Jagat, nell’incessante ricerca del dialogo e l’unione tra tutte le forze che si rifanno alla nonviolenza, nell’appoggio costante alle giovani generazioni, nella promozione della nonviolenza sia come metodo di lavoro che come atteggiamento rispetto alla vita.
Credo che questo albero collettivo che abbiamo piantato e che continua a crescere sia il miglior omaggio a una grande persona.
Grazie a tutte e a tutti per questo.