Nessuna discontinuità: una continua presa in giro. La Guardia Costiera nega a Sea-Watch l’autorizzazione a uscire dal porto nonostante la nave sia libera sotto il profilo giuridico. Con un diniego immotivato della Prefettura di Agrigento, il Ministero dell’Interno sceglie di prolungare un pretestuoso sequestro in palese continuità con il governo precedente.
Nella giornata di ieri, a Sea-Watch è stato ancora una volta illegittimamente impedito di lasciare il porto di Licata, ostacolando il suo ritorno nel Mediterraneo Centrale. La nave era arrivata nel porto siciliano lo scorso luglio sotto sequestro probatorio e in seguito all’arresto, non convalidato, dell’allora capitana Carola Rackete, per aver portato in sicurezza nel porto di Lampedusa 40 persone soccorse al largo delle coste libiche e rimaste a bordo per 17 giorni. In applicazione del Decreto Sicurezza Bis successivamente convertito in legge ci è stato notificato anche il sequestro cautelare amministrativo, volto, se confermato dal prefetto, alla confisca definitiva della nave.
Venuto meno il sequestro probatorio, a fine settembre i legali di Sea-Watch hanno presentato un’opposizione che ha portato al decadere del sequestro amministrativo. La normativa (art. 13-19 l.n. 689/1981) è chiara nel considerare accolta la richiesta in assenza di una reazione del Prefetto entro 10 giorni. L’opposizione è stata accolta con il silenzio delle autorità competenti e Sea-Watch è pertanto giuridicamente libera. Sea-Watch ha dunque reso nota l’intenzione di partire, riscontrando un imbarazzante silenzio da parte delle autorità, che si è prolungato per settimane.
Ieri, a poche ore dalla partenza, la Capitaneria di Porto di Licata ci ha notificato, ben oltre la scadenza dei termini dell’opposizione e senza apporre motivazioni, che la Prefettura considera il procedimento amministrativo ancora “in via di definizione”, e di non ritenere cessati i suoi effetti. Riteniamo tale diniego illegittimo e abbiamo ribadito l’intenzione di lasciare il porto. Mentre continuano le operazioni di ricognizione aerea di Moonbird, da oltre 120 giorni la Sea-Watch 3, incatenata alla banchina, conta almeno 349 persone morte annegate nel Mediterraneo Centrale, mentre almeno 4.400 sono state catturate dai libici e riportate nell’inferno delle prigioni di un paese in guerra civile.
“Inaccettabile l’assenza di un chiaro posizionamento sulla legge-bis del pacchetto sicurezza da parte dell’attuale esecutivo, che sceglie di affidare agli infiniti strascichi burocratici della macchina statale la risoluzione di questioni stringenti”.
Commenta la portavoce di Sea-Watch in Italia, Giorgia Linardi. “Deludente osservare un approccio che ostacola lo sforzo civile nel soccorso in mare e di fatto prosegue nel solco lasciato dal precedente governo, sfruttando, invece di prenderne distanza, le sanzioni punitive e incostituzionali introdotte a fini propagandistici dall’ex Ministro dell’Interno. Oggi 4 navi in stato di fermo amministrativo e multe fino a 300’000 euro sono il simbolo di una stridente continuità con lo scorso governo. Sulle leggi del pacchetto Sicurezza l’unica ‘discontinuità’ pare essere l’aver sostituito lo stile aggressivo e gridato dello scorso Ministro dell’interno con quello subdolo del silenzio, potenzialmente non meno pericoloso.”