Un giorno buono per fare qualcosa contro il cambiamento climatico? Tutti, ma soprattutto il sabato quando molti, la maggior parte della famiglie italiane, fanno la “grade spesa” per la settimana.
È nel momento della spesa che, con i nostri acquisti, possiamo premiare i prodotti sostenibili dal punto di vista ambientale e, invece, non comprare quelli che riteniamo avere un impatto maggiore. Il clima si cambia anche con la spesa responsabile.
Per questo motivo è nata l’iniziativa «Saturday For Future», lanciata con una mobilitazione nazionale sabato 28 settembre dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (AsviS) e Next economia, con l’intento di avviare una prima tappa di un percorso verso una maggiore presa di coscienza sulla sostenibilità dei modelli di produzione e consumo.
Da un lato c’è la responsabilità nei confronti del nostro pianeta, dall’altro, come ci spiegano i promotori della campagna, la sostenibilità “conviene”: «Grazie alle nuove tecnologie, investire in sostenibilità permette di risparmiare molte materie prime che incidono per l’80% dei costi. Quindi, conviene» è il succo del discorso di Enrico Giovannini, portavoce dell’Asvis, che continua «Secondo l’ISTAT, le grandi aziende oggi stanno investendo molto nella sostenibilità, perché fa risparmiare ed aumenta i profitti».
Alla luce di questi dati positivi, ora tocca ai consumatori. La campagna Saturday for Future, sulla scia del movimento dei giovani per il pianeta Friday for Future, chiede ai ragazzi di spiegare ai genitori come “la spesa del sabato”, se oculata ed attenta allo spreco ed alla sostenibilità, possa giovare all’ambiente e, perché no, anche alle tasche.
I presidenti di Asvis e del comitato scientifico di Next – Enrico Giovannini e Leonardo Becchetti – con un articolo pubblicato lo scorso giugno sul quotidiano Avvenire, introducevano l’iniziativa. Secondo i due economisti «I Saturdays for Future potrebbero aiutare i mercati e le imprese ad accelerare la transizione verso la sostenibilità, rendendo l’impegno per l’ambiente e il rispetto dei diritti dei lavoratori e delle comunità in cui esse operano, economicamente conveniente. Un evento del genere segnerebbe un nuovo modo di fare economia. E ciò spingerebbe i media a non parlare solo della variazione degli indici finanziari, ma anche dell’azione mirata da parte di consumatori responsabili».
Ma come possiamo fare una spesa sostenibile?
Ecco qualche semplice accorgimento che permetterà di risparmiare all’ambiente tonnellate di plastica, cartone e CO2. Dal sito ambientalista greenme:
1) I sacchetti di plastica: ormai sono stati banditi dall’UE e sostituiti con quelli in Mater-Bi. Questo rappresenta un grande passo nella lotta all’inquinamento tuttavia per fabbricare i nuovi sacchetti viene comunque consumata energia e prodotta tanta anidride carbonica, che finisce nell’aria che respiriamo. Il consiglio migliore è quello di portare da casa una borsa in tela o iuta, in modo da evitare anche i sacchetti biodegradabili. E, dato che spesso si compra qualcosa all’improvviso, portiamo sempre con noi una di quelle buste per la spesa richiudibili.
2) Per quanto possibile, compriamo alimenti locali e di stagione: eviteremo le emissioni causate da lunghi trasporti e aiuteremo i produttori della nostra zona, oltre a mangiare cose sicuramente più saporite e sane. Lasciamoci però la curiosità di assaggiare cibi etnici, aggiungo, per scoprire nuove culture e nuovi sapori, sempre facendo attenzione alle filiera dei prodotti.
3) Se dobbiamo comprare le uova, acquistiamole sfuse o, al massimo nelle confezioni di cartone (meglio se riciclato): le confezioni di plastica (a volte addirittura accompagnate da ulteriori cartoncini) sono inutili e vengono gettate via non appena arrivati a casa.
4) Stesso discorso per formaggi e salumi: meglio acquistarli al banco.
5) Se siamo grandi consumatori di succhi di frutta o té freddo, evitiamo le confezioni mini e prediligiamo quelle formato famiglia: inquineremo di meno.
6) I prodotti alla spina: esistono ormai quasi dappertutto nelle città. Detersivi per la casa, shampoo, dispenser di cereali, pasta, legumi o farina. Quando possibile, portiamoci il contenitore da casa e compriamo solo quello che realmente ci serve, evitando sprechi e imballaggi.
7) Stesso discorso vale per il latte: in molte città esistono appositi distributori, con latte fresco e locale, in cui ci si può rifornire munendosi di bottiglie (meglio se di vetro).
8) L’acqua in bottiglia è un altro elemento che causa un inquinamento inimmaginabile. Purtroppo in molte città l’acqua del rubinetto non è il massimo (e non tutti possono permettersi un impianto di depurazione in casa). Le soluzioni alternative però esistono: la prima, e più antica, è quella di andare a prendere l’acqua direttamente alla fonte oppure, nelle città di oggi, presso i distributori di acqua pubblica.
9) Evitiamo tutti i prodotti usa e getta, come scottex, piatti e posate di plastica, rasoi, tovagliette monouso, contenitorie, possibilmente, anche pannolini e assorbenti femminili. Questi ultimi hanno infatti ormai diverse alternative ecologiche, tra cui i pannolini lavabili e le coppette mestruali.
10) Tutti questi consigli sono validi per cercare di contenere la produzione di rifiuti. Ma qualche scarto, inevitabilmente, lo produciamo. Per questo ricordiamoci il consiglio più importante: fare correttamente la raccolta differenziata!
«Consumare in modo consapevole e responsabile significa, in primo luogo, evitare lo spreco, ridurre al minimo i rifiuti, riciclare e scegliere in modo responsabile i prodotti che si acquistano», conclude il portavoce dell’ASviS. «Il cambio di abitudini potrà innescare un processo virtuoso, incidere positivamente sui modelli di produzione e rendere le aziende più responsabili, non solo sul piano ambientale ma anche su quello sociale, in primo luogo verso i propri dipendenti».
Articolo di Lia Curcio