Giovedì scorso proteste spontanee anti-governative sono scoppiate in Libano in seguito alle misure di austerità approvate dal governo, e a un gran numero di nuove tasse che hanno incluso le spese sulle chiamate di WhatsApp: centinaia di migliaia di persone hanno inondato le strade furiose con una classe politica che accusano di aver spinto l’economia al collasso. Le strade sono state bloccate per giorni in tutto il paese.
Lunedì il governo libanese ha approvato un pacchetto di riforme di emergenza in risposta alle proteste della popolazione per le disastrose condizioni economiche, ma la mossa non è stata sufficiente a convincere i manifestanti a lasciare le strade. Scuole, banche e imprese sono state chiuse.
Il primo ministro Saad al-Hariri, in un discorso televisivo, ha detto che le nuove misure potrebbero non soddisfare le richieste dei manifestanti, ma sono un inizio verso il raggiungimento di alcune di esse. Il governo deve lavorare per recuperare la fiducia, ha detto, e ha aggiunto che sono stati fatti grandi passi avanti nella lotta alla corruzione e allo spreco. Maya Mhana, un’insegnante che ascoltava il discorso a Beirut con altri manifestanti, non era convinta. “Rimaniamo per le strade, non crediamo a una sola parola di quello che ha detto”, ha dichiarato.
Le proteste sono state straordinarie per dimensioni e portata geografica, in un paese in cui i movimenti politici sono normalmente divisi in linee settarie e lottano per attirare attenzione a livello nazionale. Nel corso delle manifestazioni, anche cristiani e musulmani si sono uniti nella preghiera.
Reuters riferisce che le banche libanesi rimarranno chiuse per il quinto giorno lavorativo, data l’incertezza su come il Primo Ministro Saad al-Hariri intenda estrarre miliardi di dollari dal settore finanziario per contribuire ad alleviare la crisi economica che ha innescato le proteste nazionali.
Le università libanesi hanno chiuso i battenti venerdì, un giorno dopo l’inizio dell’ondata di proteste contro il governo. Gli studenti hanno rifiutato di riprendere le lezioni e hanno deciso invece di rimanere in piazza fino a quando le loro richieste non saranno soddisfatte, hanno riferito media libanesi. Tarek El Masri, professore universitario, ha detto: “Penso che non sia ancora il caso di tornare in classe. Dovremmo continuare a imparare dalle strade, e insegnare al mondo intero come si fa una protesta civile, influenzando il cambiamento nel nostro paese verso un futuro migliore”.