La Prima Guerra Mondiale fu uno scontro tra grandi potenze imperialiste che portò solo milioni di morte, atrocità, barbarie, distruzione e devastazione. Tanto è vero che la definizione più conosciuta e diffusa del conflitto fu quella di Benedetto XV: inutile strage. Solo l’Italia ebbe 650 mila morti e un milione di mutilati e feriti, molti di più di quanti erano gli abitanti di Trento e Trieste, in una guerra che – riportano i libri di storia – persino Giolitti disse che doveva essere evitata. Un approfondimento su “L’ascesa del nazismo e la lotta per il fronte unico nella Germania degli Anni Trenta”, disponibile sul sito “Movimento Operaio” di Antonio Moscato, riporta che “il numero delle vittime, militari e civili, arriva a circa 40 milioni di persone: 21 milioni di feriti, 19 milioni di morti – di cui 9,7 milioni di militari, 8,8 milioni di civili – (4,2 nell’Impero ottomano e 1,5 in Russia). Gli Alleati perdono oltre 5 milioni di soldati (Russia 1,8 – Francia 1,4 milioni) e gli Imperi centrali circa 4 milioni (la Germania 2 e l’Austria-Ungheria 1,1 milioni). Anche i feriti si contano a milioni (5 in Russia; 4,3 in Francia e in Germania; 3,6 in Austria-Ungheria) ”. Eppure in Italia, ancora oggi nel 2016 quando da tempo immemore gli storici hanno fatto i conti con la realtà di quanto accaduto, l’inutile strage continua ad essere festeggiata e si perpetua la propaganda della “vittoria”. Mutilata o meno che la si voglia definire poco cambia, non ci fu nessuna vittoria. PeaceLink, il Movimento Nonviolento (fondato da Aldo Capitini, l’ideatore della Marcia Perugia Assisi) e il Centro di Ricerca per la Pace e i diritti umani di Viterbo, propongono anche quest’anno di non partecipare alle cerimonie ufficiali e di organizzare iniziative nonviolente in tutte le piazze d’Italia dove commemorare le vittime di ogni guerra esprimendo un lutto che sia anche solenne impegno ad opporsi ad ogni guerra, sempre mosse da volontà di conquista, dominio, colonialismo politico ed economico.
Dopo oltre 100 anni di guerre, lutti, carneficine in nome degli interessi delle grandi potenze capitaliste, a 20 anni dai bombardamenti su Belgrado che prolungarono la guerra nei Balcani e diedero avvio alla stagione delle guerre travestite da ingannevoli alti proclami (“umanitaria”, “per la democrazia” e simili), a 18 anni dall’inizio della “guerra al terrore” che ha distrutto l’Afghanistan e l’Iraq e reso il mondo molto più insicuro e disumano – si legge nell’appello di Centro di Ricerca per la Pace e i diritti umani di Viterbo, Movimento Nonviolento e PeaceLink è il momento di dire basta. Per questo le associazioni continuano, nel disinteresse della politica e dei grandi media nazionali, la richiesta che l’Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017, la campagna “Un’altra difesa è possibile” e una drastica riduzione delle spese militari e la riconversione civile della finanza pubblica. Le spese militari, che aumenteranno sempre più dopo che Trump ha ordinato ad Italia ed altri Stati una maggior partecipazione economica nella Nato, gravano sul bilancio dello stato italiano per l’enorme importo di decine e decine di milioni di euro al giorno. I fondi pubblici oggi destinati a strutture e strumenti di morte devono essere riconvertiti nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e del mondo vivente.
Solo la nonviolenza può salvare l’umanità è il profondo monito pacifista. Per questo le proponenti l’appello perché il 4 novembre smetta di essere una “festa” chiedono “ un impegno particolare a contrastare la violenza maschilista, prima radice e primo paradigma di ogni violenza ” e si oppongono “ al razzismo, crimine contro l’umanità ” chiedendo “ che siano immediatamente revocate tutte le sciagurate decisioni governative che configurano omissione di soccorso, pratiche segregative e persecutorie, flagranti violazioni dei diritti umani e della stessa Costituzione della Repubblica italiana ”. L’appello dal titolo “ Ogni vittima ha il volto di Abele. 4 novembre non festa ma lutto ” è ormai da tantissimi anni un impegno fisso nell’agenda pacifista. E ogni anno, oltre la restituzione della verità storica e ribadire l’impegno per il disarmo e la retorica militarista, l’attenzione viene focalizzata su quanto accade in Italia e nel mondo, su una tematica e un impegno particolare con cui rendere ancor più concreto l’impegno da persuasi della nonviolenza. E quest’anno non si poteva non volgere lo sguardo al Medio Oriente e quanto sta accadendo tra Turchia, kurdi, Siria e Yemen. “ L’umanità intera è messa in pericolo da guerre e nuove escalation belliche – scrivono i tre sodalizi pacifisti – E ancora una volta il Medio Oriente in fiamme è simbolo di questo baratro. Mentre la guerra in Siria prosegue senza alcuna speranza, così come in Yemen ormai non si contano più le atrocità dei bombardamenti sauditi, l’attacco turco contro i curdi aumenta ancor di più il livello del conflitto, la barbarie, le sofferenze, i lutti. E, ancora una volta, Stati Uniti d’America e Unione Europea – Italia compresa – mentre emettono balbettii diplomatici o roboanti proclami, di fatto rimangono a guardare, o peggio: sostengono l’industria bellica, e quindi le stragi che le armi provocano. Chiediamo in nome dell’umanità l’immediata sospensione di produzione ed esportazioni di armi verso la Turchia, l’Arabia Saudita, tutti i paesi belligeranti e tutti i regimi che violano i diritti umani. Così come chiediamo che vengano immediatamente ritirati i soldati italiani impegnati nell’ambito della Nato sul confine turco ”.