Singa, in lingua Lingala, una delle lingue bantù parlate in Congo, significa « il filo », « il collegamento ». Singa è anche il nome di un movimento mondiale, di associazioni, presenti in Francia, Belgio, Svizzera, Germania, Marocco e Canadà, che desiderano creare questi « legami » tra gli esseri umani.
Diverse le modalità di creare questi legami.
Ieri, ad esempio, come ogni martedi, due volontari dell’asbl (ONG) Singa di Bruxelles, hanno tenuto una « tavola di conversazione » per soggetti apprendenti la lingua francese. Ospiti della biblioteca di Ixelles, uno dei 19 comuni della regione della capitale, erano presenti circa quindici donne e uomini provenienti da ogni angolo del mondo. C’erano il giapponese, il rumeno, il somalo, il senegalese, il siriano e il libico; ma anche la ragazza etiope, quella marocchina e quella tunisina.
I volontari di Singa, per due ore, hanno stimolato i presenti ad esprimersi in lingua francese, ma anche a raccontarsi. Il giapponese conosceva diverse parole in francese, ma aveva difficoltà a formare una frase; desiderava imparare ad esprimersi per parlare più facilmente col compagno con cui si era sposato. Il siriano, un giovane sarto e stiratore, oltre che migliorare le proprie capacità d’espressione cercava dei suggerimenti per avere maggiore opportunità di lavoro; essere indirizzato ad una scuola di formazione.
Quali sono i principali ostacoli che incontrano i nuovi arrivati in un Paese? La mancanza di contatti con la società che li ha accolti, l’assenza di legami sociali.
Sono queste la domanda e la risposta che sono alla base della nascita della ONG, nel 2016.
I suoi promotori si sono resi conto che questi ostacoli, in breve, isolano progressivamente i nuovi arrivati, i migranti. In particolare, sono ostacoli con cui si confrontano i « richiedenti asilo » e coloro che hanno già ottenuto lo statuto di « rifugiati ». Loro, per tale causa, non avranno possibilità di praticare la lingua del Paese che li accoglie, avranno difficoltà a trovare un alloggio e opportunità di lavoro e di svago. In breve, perderanno fiducia in se stessi, nel proprio progetto e nelle proprie competenze.
L’associazione SINGA, quindi, in generale, si propone di favorire l’integrazione, e combattere l’isolamento sociale. Questo creando spazi di incontro, scambio e collaborazione tra i nuovi arrivati e la popolazione locale. L’obiettivo è quello di costruire una società ricca della sua diversità, dove ognuno, qualunque sia la sua origine, può realizzare appieno le proprie potenzialità.
Tra le attività svolte dai vari gruppi si spazia da quelle artistiche e socio-culturali a quelle sportive, dalla scrittura alla corsa, dallo yoga alla pittura. Esiste anche il programma « CALM » che include l’individuazione di un posto da prendere in affitto, ma anche lo studio delle abitudini e delle regole di vita del Paese ospitante. Quindi il programma « BUDDY » che mette in collegamento il migrante con un’altra persona locale che ha gli stessi interessi.
Ma l’attività « faro » è la « BLABLA », ovvero le « tavole di conversazione », di chiacchiera (« papeter ») su temi d’attualità, ma anche di lavoro a maglia o semplicemente delle riunioni per scherzare o giocare.
In definitiva, con Singa, ma anche con altri progetti associativi analoghi, il volontariato giunge a integrare o sostituire quei servizi di coesione sociale che spesso Stato o Comune non sono capaci di offrire.