Oltre 130 paesi hanno partecipato alla conferenza internazionale sulla protezione dei civili nelle guerre urbane. La Conferenza, che aveva come come scopo il coinvolgimento degli Stati nel movimento internazionale contro l’uso delle armi esplosive nelle aree popolate, ha raggiunto il suo primo ed importante traguardo: una evidente maggioranza tra gli Stati partecipanti si sono pubblicamente dichiarati favorevoli all’avvio di un percorso diplomatico per l’adozione di una dichiarazione politica internazionale che affronti il problema delle armi esplosive; tra questi Stati anche l’Italia.

Grande soddisfazione è stata espressa da parte della Campagna “Stop alle Bombe sui civili”, coordinata dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (ANVCG) e di cui fanno parte Campagna Italiana Contro le Mine e Rete Italiana per il Disarmo: “Questa conferenza era fondamentale perché la comunità internazionale non solo prendesse coscienza del problema, ma si decidesse a intraprendere azioni concrete per una migliore protezione dei civili nei conflitti” dichiara Giuseppe Castronovo, Presidente Nazionale dell’ANVCG, vittima di guerra e cieco dall’età di nove anni a causa di un ordigno bellico. “Siamo orgogliosi che il nostro Paese abbia abbracciato la strada per una dichiarazione politica internazionale. Insieme a Rete Italiana per il Disarmo e Campagna Italiana Contro le Mine chiediamo a gran voce che l’Italia si renda protagonista di questo percorso”.

I lavori preparatori della dichiarazione politica internazionale partiranno a novembre di quest’anno. Le organizzazioni della società civile parte della Campagna internazionale INEW chiedono che le negoziazioni ruotino intorno al riconoscimento dei diritti delle vittime e la definizione di programmi che ne permettano il godimento, lo sviluppo e la condivisione di procedure e pratiche militari che garantiscano la protezione delle popolazioni nei conflitti armati e la raccolta di dati per una migliore comprensione del fenomeno e delle misure per contrastarlo.

La campagna “Stop all Bombe sui civili” intende avviare nelle prossime settimane un’azione di coinvolgimento del Parlamento, per garantire una positiva partecipazione dell’Italia al processo di elaborazione e definizione della dichiarazione politica internazionale.

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Scheda sulla violenza esplosiva 2018

– Secondo Action on Armed Violence nel 2018 le vittime della violenza esplosiva in tutto il mondo sono state 32.110. Di queste, 22.342 sono civili (70%)

– Nel 2018 20.384 civili sono stati uccisi o feriti da armi esplosive usate in zone urbane

– Quando le armi esplosive sono usate nelle zone urbane, il 90% delle vittime appartiene alla popolazione civile. La percentuale scende intorno al 10-20% quando sono usate nelle aree non urbane, dove non c’è concentrazione di civili

– Per il primo anno, nel 2018, l’impiego delle armi esplosive da parte di attori statali ha causato tante vittime quanto gli attori non statali (rispettivamente 10.040 e 10.716)

– Rispetto al 2017 il numero delle vittime causate dall’impiego delle armi esplosive nelle aree popolate è diminuito del 30%. Questo è imputabile essenzialmente a due fattori: il primo è che molte zone di guerra non sono adeguatamente coperte dai media o da organizzazioni che possano registrare gli attacchi e le loro conseguenze; il secondo è che in Iraq e Siria si è assistito ad una ritirata dell’ISIS e ad una riduzione delle zone da essa controllate con conseguente decremento delle vittime

– Per l’undicesimo anno di fila è confermato la tendenza secondo cui i civili sono le principali vittime della violenza esplosiva (il cosiddetto “schema di danno”)

– Nel 2018 il 56% degli attacchi avvenuti con armi esplosive si è verificato in città

– La media mensile delle vittime civili corrisponde a 1862 (morti o feriti)

– La media giornaliera delle vittime civili è di 26 persone al giorno (morti o feriti)

INFORMAZIONI GENERALI

INEW è una rete internazionale di organizzazioni non governative che ha come scopo quello di mettere fine alle sofferenze umane causate dall’impiego delle armi esplosive nelle aree popolate.

Costituitasi nel 2011, oggi conta ben 37 associazioni e organizzazioni non governative da tutto il mondo.

INEW chiede agli stati e agli altri attori rilevanti di riconoscere che l’impiego di armi esplosive nelle aree popolate può causare gravi danni alle persone e alle comunità e ulteriori sofferenze dovute al danneggiamento delle infrastrutture vitali; battersi per contrastare tali conseguenze e sofferenze in ogni situazione, rivedere e rafforzare le politiche e le pratiche internazionali sull’uso delle armi esplosive e raccogliere e mettere a disposizione i dati rilevanti sul fenomeno; impegnarsi per la piena attuazione dei diritti delle vittime e dei sopravvissuti; elevare il livello degli standard internazionali, prevedendo la proibizione e la restrizione sull’uso delle armi esplosive nelle aree popolate.

Le armi esplosive nelle aree popolate sono state più volte identificate come un problema umanitario globale e prioritario nei rapporti sulla Protezione dei Civili nei conflitti del Segretario Generale delle Nazioni Unite e come la causa primaria di danni ai civili nei conflitti armati secondo le dichiarazioni di oltre 100 stati. Lo scorso 18 settembre 2019 il Segretario Generale delle Nazioni Unite e il Presidente della Croce Rossa Internazionale hanno rilasciato un appello congiunto per fermare la violenza esplosiva causata da queste armi.

Nel 2017 INEW ha lanciato la campagna internazionale “Stop bombing towns and cities”, con il triplice scopo di incrementare la conoscenza e la consapevolezza dei danni causati dalle armi esplosive usate nelle aree popolate; formulare raccomandazioni agli Stati o agli attori non Statali ritenuti importanti per la causa affinché adottino politiche nazionali e standard internazionali per limitare i danni causati dalle armi esplosive e pianificare attività di sensibilizzazione e di pressione politica da parte delle organizzazioni della società civile, incluse ricerche, incontri con rappresentati istituzionali e parlamentari, campagne pubbliche e sviluppo di materiale di comunicazione per i media. La campagna internazionale è coordinata in Italia dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra e ne fanno parte Campagna Italiana contro le Mine e Rete Italiana per il Disarmo.