Da oltre una settimana i carri armati e gli aerei turchi stanno attaccando il Rojava e l’esperienza di autogoverno della Siria del Nord. In un quadro di grande crisi economica interna, l’attacco del fascista Erdogan ha l’obiettivo di indebolire il movimento kurdo, in Siria come in Turchia, conquistare posizioni territoriali e recuperare consenso interno. La guerra ricompatta il fronte nazionalista turco al governo (AKP-MHP), individuando ancora nel PKK e nel movimento kurdo di liberazione il nemico da combattere.
Le responsabilità politiche e militari, oltre che nel regime turco, vanno cercate nelle politiche imperialiste e delle potenze regionali che rischiano di scatenare ancora una volta pericolosi scenari di guerra, generare nuove migrazioni di profughi in fuga e continuare a mantenere tutto il Medio Oriente in situazione di conflitto permanente. Da una parte gli Stati Uniti, che una volta ritenuto sconfitto l’ISIS, si ritirano lasciando all’alleato NATO e acquirente di miliardi di armi, campo libero nella repressione del tentativo di autogoverno nella Siria del Nord. Dall’altra l’acquiescenza russa, che nonostante la ripresa del dialogo fra la federazione della Siria del nord e governo di Assad in funzione di protezione delle popolazioni sotto attacco, non nega lo spazio aereo ai bombardieri di Ankara, perché l’indebolimento delle strutture autonome del Rojava è comunque funzionale alle proprie mire imperialiste. Infine la falsità dell’Unione Europea, che a parole condanna l’attacco turco ma sottostà di buon grado al ricatto dei profughi pur di non compromettere lauti affari economici. Timide le prese di posizione italiane: nessuna reale intenzione di rinunciare alle relazioni con un partner economico importante come la Turchia, fra i principali acquirenti degli armamenti “made in Italy” prodotti da Leonardo-Finmeccanica, per conto dello Stato italiano anche nello stabilimento di Campi Bisenzio; nessuna intenzione di rinunciare agli affari finanziari per banche come Unicredit e Intesa San Paolo; nessuna intenzione di rinunciare alle commesse turche per Impregilo, Alenia e Beretta spa. E attraverso la missione NATO Active Fence dispiega militari italiani a protezione dello spazio aereo degli aggressori turchi!
In tutto il mondo le comunità kurde chiamano alla mobilitazione contro la guerra, sostenute da milioni di compagni/e solidali che vedono nella lotta del movimento kurdo e nelle sue prospettive di liberazione popolare, ecologista, antisessista e di convivenza tra popoli e religioni, un concreto tentativo di affermazione rivoluzionaria in un contesto di estrema debolezza dei movimenti in tutto il globo.
In tutta la Toscana e a Firenze, città del compagno Tekosher Orso, siamo già scesi in piazza e tante altre iniziative sono in corso o già in programma, tra cui il Presidio promosso dai ragazzi di Friday For Future per Venerdì 18 alle ore 15.30 proprio sotto la Leonardo a Campi Bisenzio, per denunciare il legame profondo tra guerra ed inquinamento ambientale.
SABATO 19 OTTOBRE un CORTEO REGIONALE attraverserà di nuovo la città, per denunciare gli interessi economici e finanziari italiani e la passività e complicità delle nostre amministrazioni che, di fronte a questa ennesima guerra, si riempiono la bocca di parole come “democrazia e diritti umani”, ma di fatto non pongono in essere fatti concreti, negando qualsiasi sostegno concreto alla resistenza kurda.
NO ALLA GUERRA, NO ALL’AGGRESSIONE TURCA in Rojava e Siria del Nord, per la liberazione del presidente Ocalan e degli 11.000 prigionieri politici in Turchia, per ritiro del Pkk dalla lista antiterrorismo UE, sosteniamo l’esperienza di liberazione popolare del movimento kurdo in Turchia e Siria del Nord!
SABATO 19 OTTOBRE
– ORE 15.00 –
TUTT* a Firenze in Piazza Santa Maria Novella!
*Toscana per il Kurdistan, Comunità kurda toscana