Il sequestro, la detenzione arbitraria e la tortura della difensora dei diritti umani e giornalista Esraa Abdelfattah è per Amnesty International un nuovo segnale dell’aumento della brutalità nei confronti dei difensori dei diritti umani da parte delle autorità egiziane, con l’evidente obiettivo di seminare il terrore fra critici e oppositori.
Esraa Abdelfattah è stata aggredita e sequestrata il 12 ottobre da uomini in borghese appartenenti alle forze di sicurezza. Il giorno successivo ha riferito alla Procura suprema per la sicurezza dello stato di essere stata picchiata, tenuta in piedi per quasi otto ore e aver subito un tentativo di strangolamento.
“Il racconto delle torture subite da Esraa Abdelfattah a pochi giorni da quanto accaduto in custodia al noto attivista e blogger Alaa Abdel Fattah, che ha descritto un simile calvario, è un’indicazione allarmante che le autorità egiziane stanno aumentando il loro ricorso a tattiche brutali per reprimere i difensori dei diritti umani”, ha dichiarato Najia Bounaim, direttrice delle campagne sull’Africa del Nord di Amnesty International.
“Esraa Abdelfattah è vittima di accuse pretestuose ed è detenuta arbitrariamente per via del suo lavoro in difesa dei diritti umani. Deve essere rilasciata immediatamente e senza condizioni”, ha aggiunto Najia Bounaim.
Esraa Abdelfattah è stata prelevata di notte dalla sua automobile e portata in un luogo di detenzione non precisato, gestito dall’Agenzia per la sicurezza nazionale, da dove non ha potuto contattare i suoi familiari e i suoi legali.
“Le modalità di arresto – sequestrata da agenti in borghese e portata via in un furgoncino in pubblico – segnano una nuova allarmante tendenza nel modo in cui i difensori dei diritti umani sono presi di mira dalle autorità egiziane”, ha commentato Najia Bounaim.
Dopo l’arresto, un agente dell’Agenzia per la sicurezza nazionale l’ha minacciata di tortura perché lei non aveva fornito il codice per sbloccare il suo telefono cellulare. A quel punto diversi uomini sono entrati nella stanza e hanno iniziata a colpirla sul viso e sul corpo. L’agente è rientrato e al nuovo rifiuto di Esraa di sbloccare il telefono le ha tolto la felpa e l’ha usata per strangolarla, dicendole “la tua vita in cambio del telefono”, fino a quando lei ha rivelato il pin. A quel punto è stata ammanettata in modo da non potersi sedere o inginocchiare e così è stata fatta rimanere per otto ore. Un altro agente l’ha minacciata di nuove torture se avesse riferito l’accaduto al pubblico ministero.
Secondo un rapporto del 2017 del Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite, questa in Egitto è è sistematica e, sebbene praticata dalle forze di sicurezza, pubblici ministeri e giudici sono responsabili della sua agevolazione.
“I pubblici ministeri egiziani devono porre fine al ripugnante uso della tortura, un reato secondo la costituzione dell’Egitto e per il diritto internazionale dei diritti umani, e devono avviare indagini per tutte le accuse di tortura e portare i responsabili di fronte alla giustizia”, ha dichiarato Najia Bounaim.
“Lo spaventoso trattamento subito da Esraa Abdelfattah manda alla comunità internazionale un messaggio chiaro: le autorità egiziane non si fermeranno di fronte a nulla pur di ridurre al silenzio col terrore coloro che sono considerati dissidenti. Gli alleati dell’Egitto devono dire forte e chiaro che l’oppressione, la tortura e la detenzione arbitraria dei difensori dei diritti umani non saranno tollerati”, ha concluso Najia Bounaim.
Ulteriori informazioni
Il pubblico ministero ha disposto la detenzione per 15 giorni per Esraa Abdelfattah, sotto indagine per “collaborazione con un gruppo terroristico nel raggiungimento dei suoi obiettivi”, “diffusione di notizie false” e “uso improprio dei social media” nell’ambito dell’inchiesta che coinvolge anche altri difensori dei diritti umani come l’avvocata Mahienour el-Massry, il politico Khalid Dawoud e il professore di scienze politiche Hassan Nefea. Come loro, Esraa Abdelfattah è stata interrogata sul suo attivismo politico. Il pubblico ministero non ha presentato alcuna prova contro di lei a parte il fascicolo aperto dall’inchiesta dell’Agenzia per la sicurezza nazionale, fascicolo a cui né lei né i suoi avvocati hanno potuto avere accesso.
Amnesty International crede che queste accuse siano completamente infondate e siano dovute solamente dall’esercizio pacifico dei suoi diritti di associazione, espressione e partecipazione alla vita pubblica.
Esraa Abdelfattah è stata uno dei primi difensori dei diritti umani in Egitto a essere colpita da un divieto di viaggio, quando il 13 gennaio 2015 le fu impedito di partire dall’aeroporto del Cairo e le fu detto che il provvedimenti contro di lei era relativo all’inchiesta nota come “caso 173”, sul finanziamento straniero delle Ong.
È una dei difensori dei diritti umani più noti scesi in piazza dallo scoppio delle proteste il 20 settembre.
Roma, 15 ottobre 2019
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