Il giudice ha deciso di fissare una nuova data dopo che sono emersi nuovi elementi utili all’indagine, sui quali c’è ancora il massimo riserbo.
Nuove prove, nuovi elementi di indagine sono emersi negli ultimi due mesi: la notizia arriva dal Kenya dopo 11 mesi dal rapimento di Silvia Romano. È il frutto delle indagini svolte di concerto tra le autorità keniane e quelle italiane e ha portato al secondo rinvio del processo che vede alla sbarra tre presunti responsabili del rapimento, accusati, oltre che di sequestro di persona, anche di terrorismo. Un processo che doveva riprendere oggi in un’aula della scuola di Chakama, il villaggio teatro del sequestro della giovane volontaria italiana avvenuto il 20 novembre 2018.
Il pubblico ministero di Malindi, Alice Mathangani, avrebbe infatti acquisito altri elementi nuovi e fondamentali da sottoporre alla difesa – scrive il portale Malindi Kenia, diretto da Freddie del Curatolo – evidenze scaturite proprio dalle nuove indagini che confermano una volta di più la sinergia tra autorità keniane e italiane, confermata da un recente sopralluogo in Kenya dei carabinieri del Ros.
Non è dato sapere, tuttavia, quali siano i nuovi elementi acquisiti dagli inquirenti che mantengono uno stretto riserbo. Di certo, però, sono ritenuti fondamentali, tanto da portare al rinvio del processo. Le nuove udienze sono state rinviate, ufficialmente per motivi tecnici, a metà novembre; le date potrebbero essere quelle di giovedì 14 e venerdì 15 novembre.
L’udienza di oggi doveva tenersi nel villaggio di Chakama, come accadde il 29 luglio, proprio per facilitare la deposizione di vari testimoni che avrebbero avuto difficoltà a recarsi alla Corte di Giustizia di Malindi.
Alla sbarra sono finiti tre cittadini keniani, Moses Luwali Chembe, Abdalla Gababa Wario e Ibrahim Adan Omar, che dallo scorso 2 settembre sono accusati di terrorismo. Il capo d’imputazione è stato cambiato per i primi due dopo che nel corso delle indagini sono emerse nuovi elementi probatori. L’accusa invece era già stata formulata nei confronti di Ibrahim Adan Omar, trovato in possesso di armi, i famosi Ak47 che potrebbero essere quelli utilizzati dai criminali che rapirono la volontaria milanese.
Il giudice titolare del processo, Julie Oseko, dunque, visti i nuovi elementi ha rinviato tutto a metà novembre per permettere alla difesa dei tre imputati di poter prendere visione dei nuovi elementi acquisiti. Questo rinvio, inoltre, evidenzia il fatto che le indagini, così come il lavoro sul campo delle autorità keniane e italiane non si sono mai interrotte e che si sta facendo di tutto per riportare a casa Silvia Romano.
La giovane volontaria italiana, come Agi ha scritto il 30 settembre scorso riportando una fonte dell’intelligence, “è viva” e “si sta lavorando per riportarla a casa”, e le notizie che arrivano dal Kenya lo confermano. Gli inquirenti, tuttavia, mantengono il riserbo anche sul fatto se sia stata fornita o meno una prova “recente” in vita di Silvia Romano.