Devo confessarlo, l’attacco di Erdogan ai Curdi ha scatenato in me sentimenti negativi che mi hanno portato a produrre pensieri altrettanto feroci. Con un rigurgito inarrestabile ho provato profondo disprezzo per l’indifferenza e per l’ignoranza italiota. Ho visto ad occhio nudo tutta quella melma qualunquistica invadere le vie e le piazze della mia città. Ho guardato, a volte fissando, il fenomeno del “Chissenefrega” con gli occhi dell’odio, e ho compreso al di là del politicamente corretto che è difficile non odiarvi.
Mentre i missili che l’Italia vende alla Turchia massacravano civili inermi; mentre il governicchio annunciava lo stop della vendita di quelle stesse armi; mentre una mamma col suo bambino giacevano abbracciati sul fondo del mare; mentre la Whirpool se ne andava; mentre i parlamentari venivano tagliati, io ho provato odio, spaventandomi di questo e cercando di difendermi da esso, riflettendo per capire cosa stesse davvero succedendo.
Ormai tutti, grazie ai Social, posseggono la verità in tasca. Una volta, almeno, eravamo solo CT della Nazionale di calcio, mentre ora siamo tuttologi. Senza uno straccio di titolo di studio, senza leggere nemmeno un libro all’anno, evitando come la peste l’esigenza del sapere e l’amore per la messa in discussione di se stessi e delle proprie convinzioni, siamo tutti lì, pronti a dire la nostra e a supportare il potente di turno, perché in questo modo se faccio quello che fanno tutti, mi sento forte pure io. E’ questo il meccanismo che porta alla mostruosità di una società in cui viene uccisa una donna ogni tre giorni, in quelle che vengono erroneamente chiamate tragedie familiari. La tragedia è sociale, generazionale e storica.
A questo punto, mentre il mondo trema e le vostre espressioni alienate permettono il palesarsi di ogni atrocità, perché non dovrei odiarvi?
Perché non dovrei odiare Erdogan il massacratore?
Perché non dovrei odiare i fascisti della Lega?
Perché non dovrei odiare l’informazione manipolata?
Perché non dovrei odiare i gruppi di potere?
Perché non dovrei odiare le coalizioni impossibili?
Insomma, perché non dovrei odiarvi tutti?
L’odio è una brutta bestia. Si presenta come un amico, perché ti dà sempre ragione e ti pone in una posizione di superiorità. L’odio non ti fa restare da solo, perché ad odiare sono sempre in tanti. Poi l’odio è comodo, non ti fa faticare nel cercare risposte nuove, perché l’odio possiede sempre il favore della maggioranza e infine l’odio ti fa sentire forte: forte con i deboli e debole con i forti! Ma quest’ultimo assunto, per chi è amico dell’odio, non rappresenta un gran problema, anzi, è bello in fondo sapere che tra i propri punti di riferimento ci sono i più forti, i più furbi, quelli senza scrupoli , che moltissimi ammirano e vorrebbero essere come loro.
L’odio si insinua ed inizia ad usurare l’anima, con una lenta ed inesorabile opera di autodistruzione del soggetto nel quale alberga. E’ un facile meccanismo: la vita è sempre più dura, sia dal punto di vista economico che esistenziale. Le tensioni aumentano, come aumentano le proprie insufficienze e le occasioni perdute di una vita del “sarebbe stato bello, ma è andata diversamente”. La parola volontà e coerenza spariscono dal proprio dizionario e tutto diviene banale; ma quella rabbia c’è, esiste e nonostante gli sforzi fatti per poterla reprimere deve essere sfogata. Cosa fare allora per evitare di mettere in discussione le ragioni che hanno creato quella situazione? Scaricare l’odio sul più debole e divenire essi stessi odio. In questa maniera si struttura tutta una società basata sulla violenza che ci accompagna dalla culla alla cassa da morto.
E’ una disamina cruda, che ancora troppo pochi accettano e si impegnano a deviarne il corso. Le nostre menti si sono chiuse, perché il tema del fallimento personale è troppo forte per essere lavorato e compreso in profondità.. Siamo tutti a rischio e quando si esplode lo si fa sul serio. Ecco le tragedie familiari di cui sopra, il razzismo, il sorgere di nuovi capri espiatori e le guerre, le tante guerre in cui nemmeno la cosa più grave ed atroce come la morte di un bambino riesce più a umanizzarci.
Alla luce di questo non posso trasformarmi in odio, non posso cedere alla bestialità di questo momento storico e non permetterò che le forze oscure del male prendano il mio cuore e la mia mente. Siamo creature meravigliose che si stanno buttando via per niente. Vedo con grande favore i movimenti ecologisti, perché possono rappresentare una rottura nonviolenta di mentalità con le generazioni precedenti.
E’ giunto il momento in cui il vuoto generazionale non riprenda gli antichi fasti dello scontro, ma si apra a una nuova esperienza di incontro, influenza reciproca e collaborazione, perché soltanto in questo modo sarà possibile eliminare definitivamente i Dinosauri che continuano a considerare l’essere umano come un animale sociale e progredito. L’essere umano è una creatura intenzionale ed è proprio questo che fa paura ai Dinosauri.