Dopo la straordinaria mobilitazione di venerdì 25 ottobre, che ha portato in piazza 4 milioni di cileni (su 18 milioni di abitanti), il presidente Sebastián Piñera ha annunciato che lo stato di emergenza e il coprifuoco a Santiago saranno revocati dalla mezzanotte di stasera, “se le circostanze lo permetteranno“.
“Ho chiesto a tutti i ministri di mettere a disposizione i propri mandati per poter strutturare un nuovo gabinetto per poter far fronte alle nuove esigenze“, ha dichiarato Piñera in un messaggio alla nazione dal palazzo di La Moneda. Ha aggiunto di aver proposto al Parlamento “una profonda agenda sociale che raccoglie molte delle lamentele più sentite dai nostri compatrioti, in modo da avanzare con urgenza e volontà verso un miglioramento delle pensioni, delle entrate dei lavoratori, verso la stabilizzazione del prezzo di servizi di base come l’elettricità, e presto vogliamo anche fare progressi sui prezzi dell’acqua e dei pedaggi autostradali”.
Le enormi manifestazioni iniziate una settimana fa come protesta per l’aumento delle tariffe della metropolitana di Santiago e poi estese a tutto il paese chiedono però cambiamenti strutturali molto più profondi (tra cui un’Assemblea Costituente che elabori una nuova Costituzione, visto che quella attuale risale ai tempi della dittatura di Pinochet) e le dimissioni del presidente. La revoca dello stato d’emergenza e del coprifuoco e queste prime aperture rappresentano un risultato ottenuto dalla pressione popolare a un prezzo altissimo tra morti, feriti, arrestati e torturati, ma ormai il Cile si è svegliato e non si fermerà fino a ottenere quel cambiamento radicale invocato da milioni di persone.