Un libro che indaga su «I veleni e i segreti delle basi NATO in Sardegna: l’inquinamento radioattivo e l’omertà delle istituzioni»
Emigrata in Australia da bambina e divenuta professionista a tutto campo – scrittrice, produttrice, documentarista, antropologa, criminologa – Lisa Camillo è rientrata recentemente in Sardegna per girare un documentario sulla Costa Smeralda. Il documentario diventa invece «Balientes» (in sardo: i valorosi, i temerari), la narrazione della rivolta non violenta della popolazione di Orgosolo contro la creazione di un poligono militare negli anni ’60.
L’autrice decide poi di indagare con occhi nuovi le realtà delle tragiche trasformazioni subite dalla Sardegna nel corso dei decenni: inquinamento ambientale, sfruttamento criminale del territorio, occupazione di vastissime aree terrestri e marittime come poligoni di prova di armi sperimentali da parte di eserciti, non solo europei.
Grazie alle origini sarde, all’impegno, all’empatia e alla serietà nelle ricerche conquista la fiducia delle persone con le quali è venuta in contatto, raccogliendo molto materiale interessante, reso fruibile in una sintesi appassionata nel libro «Una ferita italiana» per denunciare e documentare ciò che spesso non viene portato all’attenzione di chi vive fuori dalla Sardegna.
Oltre a una recentissima (primavera 2019) rassegna di cronaca delle udienze del processo sugli inquinamenti ambientali del Poligono Interforze di Quirra e ai lavori della Commissione di inchiesta sull’uranio impoverito, nel libro sono descritti molti riferimenti, sia storici che collegati a vicende che hanno visto coinvolti ricercatori, uomini politici e società civile, rappresentando così anche un ottimo esempio di come esercitare la memoria, al di là delle commemorazioni istituzionali
E’ auspicabile che l’impegno e la passione della Camillo nel produrre questo lavoro possano proseguire anche in futuro, quando il processo di Quirra sarà terminato, per continuare a documentare le vicende della Sardegna e dei suoi abitanti.
di Carlo Brini, del Comitato Scienziate/i contro la guerra