Lella Di Marco ricorda l’intellettuale della «infelicità araba» e il premio intitolato al suo nome.
Libertà di espressione e pensiero critico disturbano “i manovratori”.
Il problema è antico ma purtroppo sempre attuale. Non si possono accettare censure e attacchi mortali a giornalisti. E anche l’Italia non è estranea.
Riconoscimenti postumi sarebbe meglio non ci fossero (meglio che giornaliste/i controcorrente restino in vita e possano lavorare) ma il fatto che ci siano – o che molti si mobilitino per fare luce sui delitti di giornalisti e operatori dell’informazione “di opposizione” – dà sollievo e speranza,
Il nostro pensiero è rivolto a Samir Kassir e al premio giornalistico proposto dalla Ue dopo il suo assassinio.
Chi era Samir Kassir
Un arabo, erede di una grande civiltà che guardava al futuro. Aveva il bisogno del riscatto nel cuore. Rappresentava il dissenso con la voglia di liberarsi dal vittimismo e dalla minaccia della modernità, in cui molti arabi erano, e probabilmente sono ancora, spinti a credere.
Nato e cresciuto a Beirut da madre siriana e padre palestinese, è stato uno degli intellettuali arabi più illuminati riuscendo ad animare, per oltre un ventennio, la vita intellettuale e politica in Libano. Storico e giornalista è stato impegnato a ricercare l’identità nazionale del proprio Paese e ad alimentarne la vocazione democratica.
Nel suo ultimo libro «L’infelicità araba» (del 2004 e tradotto da Einaudi nel 2006) esordisce partendo dalla infelicità personale-collettiva.
«Non è bello essere arabo di questi tempi. Senso di persecuzione per alcuni, odio di sé per altri, nel mondo arabo il mal di esistere è la cosa meglio ripartita. Anche chi per molto tempo ha pensato di esserne immune , sauditi vincitori e kuwaitiani prosperi, è stato contagiato dopo quell’11 settembre. Da qualsiasi parte si esamini, il quadro è fosco e lo diventa ancor di più se lo si paragona ad altre aree del mondo… il mondo arabo è la zona del pianeta dove, oggi come oggi, l’uomo ha minori opportunità. A maggior ragione la donna…».
Per prima cosa questa parola «arabo»: qui e là impoverita o tacciata da infamia, o nel “migliore” dei casi ridotta a una cultura negatrice.
Eppure questa «infelicità» non c’è da sempre… Io credo che Kassir con «L’infelicità araba» volesse fare un manifesto della rinascita araba e che da storico non abbia raccontato la “storia” ma fatto storia egli stesso, da arabo militante. Lasciando un testamento spirituale. Aveva intuito che un corso diverso degli arabi sarebbe stato fondamentale per i nuovi equilibri mondiali.
Kassir agisce e pensa la rinascita – Al Nahda – araba, con un lavoro giornalistico e scientifico e con la dimensione dell’intellettuale che ha imparato la lezione della storia e lavora per il cambiamento necessario. Non separa la progettualità, l’analisi e la conoscenza dall’azione politica. Esercita il ruolo di comandante in campo, quando il 14 marzo 2005 decolla a Beirut la più grande manifestazione popolare mai realizzata in quel Paese.
Il 2 giugno dello stesso anno purtroppo arriva un segnale terribile della «Infelicità araba» con un attacco terroristico: e l’intellettuale che aveva lottato per la rinascita araba, per la democrazia, per eliminare la cosidetta “infamia araba” viene ucciso nell’ esplosione di un camion . Lo storico, il giornalista e l’accademico – colui che pensa e scrive libri – viene eliminato perché’ «imputato» di libertà. Di fatto perché la cultura, il pensiero critico , la conoscenza il sapere, del popolo, sono sempre un pericolo per il potere.
Nessuna giustizia è stata resa a tutt’oggi, né vi è stata chiarezza nelle indagini.
Nell’agosto del 2005 in sua memoria e per la libertà di stampa è stato istituito dalla Unione Europea il premio giornalistico (annuale) Samir Kassir
Quest’anno i vincitori per la libertà di stampa sono- un giornalista algerino, una egiziana e uno iracheno La cerimonia di premiazione si è svolta a Beirut nel 13° anniversario dell’uccisione di Samir Kassir (all’iniziativa collabora la fondazione che porta il suo nome).
I premi
Miloud Yabrir, algerino, un medico di 34 anni ma anche giornalista specializzato in temi culturali, premiato per la sezione giornalismo d’opinione per un pezzo pubblicato su New Arab.
Per il giornalismo investigativo è stata premiata l’egiziana Asmaa Shalaby, di 28 anni, del quotidiano Yom7.
Nella sezione audiovisivi il vincitore è Asaad Zalzali, iracheno di 34 anni, generale manager dell’agenzia Maraya Media.
Il premio assegnato in ciascuna delle tre categorie è di 10.000 dollari.
Organizzato fin dal 2006 e finanziato dall’Unione europea, il Premio Samir Kassir è destinato a giornalisti che si siano distinti per il loro impegno a favore dei diritti umani e della democrazia. La competizione è riservata a giornalisti di Paesi del Nord Africa, Medio Oriente e del Golfo.
Lella Di Marco