Nonostante la pioggia, tremilacinquecento studenti a partire dai piccini delle elementari fino alle superiori erano in Piazza per il FFF.
Venivano anche da Cecina, Piombino e altri luoghi della provincia: risultato di una grande rete territoriale studentesca alimentata dalla sensibilità crescente sugli effetti deleteri del cambiamento climatico . Tra loro anche genitori ed insegnanti.
Il semaforo verde del Ministero ha sicuramente favorito la partecipazione di massa, ma i giovani hanno le antenne in allerta e, pur apprezzando il permesso dall’alto, si preparano a non cadere nella trappola degli scioperi ” buoni” o “ cattivi”.
La colorata marea di giovani ha invaso le strade di Livorno da Piazza Grande fino al Museo del Mediterraneo. In Villa Fabricotti – storico luogo livornese di molte assemblee del FFF – i ragazzi hanno ritirato il contrassegno per attestare la loro effettiva partecipazione alla manifestazione.
Tanti cartelli anche con la specifica verve livornese , addirittura in stile Vernacoliere. Ripresi gli slogan di Greta all’ONU per il “Climate Action Summit” : How dare you! (Come osate! Rivolto ai politici) Non dovrei essere qui, ma a scuola(I shouldn’t be here”).
Grande la soddisfazione per essere dentro a un processo che vuole cambiare il mondo per tutti.
Alla domanda “Vedete un legame tra guerra e cambiamento climatico?” emblematica la risposta di una bimba delle elementari: “Sì, però non te lo so spiegare”. Quando glielo spiego lei mi dice: “Ecco, è proprio così” .
Pongo lo stesso quesito a ragazze e ragazzi più grandi. Alcuni subito colgono l’aspetto economico: “Sono soldi tolti a quello che bisognerebbe fare per il clima”, altri dicono “NO”, altri dicono “Non lo so”.
Quando fornisco loro alcuni dati, in alcuni si ricompone subito il nesso militarismo-cambiamento climatico, in altri rimane la certezza che “ tanto la guerra ci sarà sempre ed è più importante focalizzarsi sul clima”. Un ragazzo poi mi parla della soluzione “Thanos”, un super eroe dei fumetti che con il suo guanto spaziale riduce drasticamente gli abitanti del pianeta e quindi aiuta a risolvere l’eccesso di produzione di CO2. Al di là della distopia proposta, mi ha comunque manifestato un interesse a confrontarsi con altre soluzioni.
Li invito a chiedere ai professori di parlarne e di approfondire. “Ma è già un po’ che lo facciamo”. “Bene! Esigetelo sempre di più!”
Avvolta dalla bandiera della Pace, mi congedo da loro ringraziandoli e li invito a dare uno sguardo al sito di Pace Femminista in Azione: Giustizia Climatica, Sicurezza e Salute di WILPF Italia.
Giovanna Pagani
WILPF Italia