“Come si cambia…”! Le parole di una famosa canzone sono forse quelle più efficaci per descrivere le attuali scelte della Lega rispetto alla legge per eleggere deputati e senatori.
Negli ultimi giorni, seguendo le indicazioni del partito guidato da Matteo Salvini, otto regioni italiane hanno presentato un quesito referendario per abolire la quota proporzionale dell’attuale legge elettorale nazionale, il cosiddetto Rosatellum.
Anzitutto, non si capisce perché le regioni si debbano occupare della legge elettorale nazionale. Proprio la Lega, che sbandiera ogni volta l’autonomia regionale, poi chiede alle regioni di ottemperare ad un comando che viene dall’alto su argomenti che sostanzialmente non competono alle regioni. Evidentemente, l’autonomia si invoca soltanto quando conviene.
In secondo luogo, un quesito referendario sulla materia elettorale deve prevedere che, in caso di conferma, la legge elettorale residua sia immediatamente applicabile, poiché il Parlamento deve poter essere sciolto in qualsiasi momento. Non è il caso di questo quesito, dato che una eventuale vittoria dei proponenti il referendum, comporterebbe un ridisegno dei collegi elettorali del sistema maggioritario.
Per questa ragione molti autorevoli costituzionalisti sostengono che il quesito verrà bocciato dalla Consulta. La legge elettorale è materia complessa, che non si può definire con un sì o con un no. Ormai dovremmo saperlo, ma c’è ancora chi usa strumentalmente la possibilità di indire un referendum esclusivamente per motivi di propaganda.
Entrando nel merito della richiesta di abolire la quota proporzionale della legge elettorale e conseguentemente di adottare un sistema totalmente maggioritario, se c’è un partito da cui non ti aspetti questa proposta è proprio la Lega. È il caso di ricordare che l’attuale legge per eleggere deputati e senatori è stata approvata due anni fa anche con i voti della Lega, che la sostenne “turandosi il naso”, poiché la quota proporzionale era considerata insufficiente!
Questa completa giravolta della Lega è ancora più clamorosa se si considerano le precedenti posizioni espresse da questo partito, che da quando è presente in Parlamento è sempre stato un fautore del sistema proporzionale e uno strenuo avversario delle leggi maggioritarie.
Nel 1993, quando Mario Segni raccolse le firme per introdurre il sistema elettorale maggioritario, Umberto Bossi si espresse in modo negativo. Quando nel 1999 venne indetto un referendum per abolire la quota proporzionale dell’allora legge Mattarellum, la Lega Nord si schierò con i contrari, contribuendo ad evitare che la proposta venisse approvata. Nel 2005 fu approvato il Porcellum, così chiamato dal suo autore, il leghista Roberto Calderoli: una legge elettorale proporzionale, seppure con un premio di maggioranza. Infine, nel 2006 la Lega votò contro l’Italicum, la legge elettorale per la Camera voluta da Matteo Renzi, che introduceva un sistema maggioritario.
Soprattutto in materia elettorale, purtroppo siamo abituati ad improvvisi cambi di prospettiva da parte delle forze politiche, pronte a sostenere la proposta più conveniente per sé in quel momento, anziché giudicare la validità di un meccanismo elettorale per il funzionamento delle istituzioni democratiche. Resta però sconcertante come ci possa invertire completamente la rotta, come sta facendo la Lega, senza degnare il tanto citato popolo di una minima spiegazione.