Per cambiare il mondo bisogna essere in tanti. Da soli non si può andare lontano. Ma è anche vero che ognuno può fare qualcosa. Magari vicino a dove si trova. E talvolta quel gesto solitario può essere un esempio, un testimone che anche altri possono raccogliere. E gli altri possono davvero diventare una moltitudine.
Una goccia d’acqua non fa un oceano, ma senza gocce d’acqua non ci sarebbero oceani. Qualche fiocco di neve che rotola su un pendio può trasformarsi in una grande valanga. Un atomo può diventare un’energia enorme. La distanza tra piccolo e grande ha un confine incerto.
Guardo la foto di Greta Thumberg, da sola davanti alla scuola, in sciopero per difendere il clima. Mi chiedo: che cosa avrà pensato Greta la prima volta e finché è rimasta sola? E che cosa avranno detto di lei, gli insegnanti o le compagne di classe, vedendola fuori dalla scuola con quel cartello?
Se la temperatura sul pianeta chiamato Terra continuerà ad aumentare, su scala universale sarà un cambiamento impercettibile. Il cambiamento climatico riguarda soprattutto noi, umani e animali. Anche in questa prospettiva avvertiamo un conflitto tra intelligenza e stupidità umana. Ma Einstein ci ha già fatto comprendere chi ha più probabilità di prevalere.
Mi vengono alla mente i 36 giusti che – secondo la tradizione del talmud ebraico – in ogni generazione reggono sulle spalle le sorti del mondo. Penso a Yeshua, Gandhi, Luther King e diversi altri che molti hanno cercato di seguire, talvolta quando erano in vita, spesso dopo la morte.
Alla fine so soltanto che è l’indignazione che muove il mondo verso ciò che è giusto, che significa stare sempre dalla parte delle vittime. È forse azzardato tentare un pronostico, predire il risultato. In fondo, c’è sempre la possibilità di una sorpresa, tra una singola goccia e un immenso oceano.