E’ significativo che in un momento storico in cui si richiede a gran voce un cambio di paradigma economico a livello globale, a causa dell’evidente e documentato fallimento dell’attuale sistema di produzione, del commercio globale e della distribuzione che ci sta conducendo alla catastrofe ambientale e climatica, lo stesso apparato produttivo costituito da enormi interessi corporativi, difesi da lobbisti lautamente pagati per diffondere false informazioni, cerchi, con malcelata preoccupazione, di porsi in polemica con il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti. Il ministro ha infatti annunciato di volersi dotare di un consiglio scientifico sullo sviluppo sostenibile che prevede la presenza di personalità riconosciute a livello internazionale come Enrico Giovannini, Jeffrey Sachs e Vandana Shiva. Una scelta molto preoccupante per coloro i quali hanno tutto l’interesse a impedire ogni cambiamento.

Una scelta coerente con le posizioni già espresse dal ministro e con le stesse richieste degli italiani. Nella lettera inviata agli studenti in vista del prossimo sciopero per il clima del 27 settembre, Fioramonti ha infatti reso nota la propria posizione a favore di un’economia sostenibile, riconoscendo che il nostro modello di sviluppo ci sta distruggendo e deve essere cambiato il prima possibile. Tanto basta a mettere il sistema dell’establishment sulla difensiva. Ancora una volta la macchina del fango, di cui oramai si conoscono i prevedibilissimi meccanismi, evita di menzionare le criticità e le possibili soluzioni a problemi riconosciuti da tutte le maggiori istituzioni internazionali a partire dalle Nazioni Unite. Al contrario, ma questa è una prassi consolidata, si decide di attaccare le individualità che si fanno portavoce di un modello di sviluppo alternativo, più equo ed inclusivo dal punto di vista sociale e rispettoso dell’ambiente. Ci troviamo di fronte ad un arroccamento di fronte al pericolo che una riformulazione del paradigma economico possa intaccare interessi di parte ed equilibri di potere che non hanno fatto altro, fino ad oggi, che aumentare le diseguaglianze sociali e aggravare la crisi ambientale e sanitaria, sia in Italia che all’estero.

Di fronte agli attacchi di certa stampa e di certi istituti “specializzati” legati ad interessi di parte, basterebbe rispondere con dati tratti da fonti ufficiali. Ma non crediamo sia questo il punto. Specialmente dopo lo scandalo dei Monsanto Papers che ha svelato al mondo il modo in cui le multinazionali attacchino sistematicamente giornalisti e scienziati non allineati per proteggere i propri interessi. Crediamo che invece sia importante sottolineare la logica di tali manovre che avvengono, non a caso, all’indomani del summit di New York, dove Greta Thunberg ha affrontato i leader mondiali mettendoli di fronte alle loro responsabilità: “Ci troviamo di fronte ad un’estinzione di massa e tutto ciò di cui siete in grado di parlare è il denaro e la favola dell’eterna crescita economica. Come osate!” Il sentimento di oltraggio e impazienza espresso da Greta è lo stesso che deve animare oggi la buona politica. Il cambiamento è possibile ma prima di tutto bisogna riconquistare proprio quella scienza di cui i negazionisti e i detrattori si riempiono la bocca, accusando, paradossalmente, chi va contro i loro interessi di parte di essere “antiscientifici”. Ma come diceva Albert Einstein, non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato.

Inquinamento, degrado ed esaurimento delle nostre risorse naturali, uniti al cambiamento climatico globale, costituiscono un chiaro segnale di pericolo. La sopravvivenza della specie umana dipende dalla sua capacità di mantenere la resilienza della biosfera e di sviluppare nuovi sistemi di conoscenza per aumentare la sua capacità di adattamento al cambiamento. In questo contesto, l’istruzione e la corretta informazione sono indispensabili. Tutti gli esseri umani sono soggetti in grado di conoscere, indipendentemente da classe sociale, razza, genere, religione, etnia o età. Tutte le comunità e culture sono creatrici di sapere. Le culture che sono sopravvissute nel tempo hanno costantemente evoluto i propri sistemi di conoscenza, che sono classificati come “sapere tradizionale”. Le strutture e istituzioni dominanti di produzione delle conoscenze nella società contemporanea hanno portato al dominio di “esperti”, escludendo il sapere popolare.

Tutti i sistemi viventi evolvono e quando cessano di evolvere muoiono. Ciò è vero sia per i sistemi naturali che per i sistemi culturali. Il sapere reale è un sistema vivente che cambia e si adatta alla realtà in cambiamento. L’utopia meccanicistica semplicistica è priva della complessità e della diversità necessarie per far evolvere le conoscenze. Sotto stress, i sistemi meccanicistici unidimensionali collassano a causa della loro mancata capacità di adattamento. L’uniformità priva i sistemi di meccanismi e potenzialità evolutivi. Ora che il modello dominante sta mostrando le sue inadeguatezze e i suoi fallimenti, dobbiamo necessariamente riconoscere la pluralità dei sistemi di conoscenza e le potenzialità della loro integrazione, essenziale per aumentare la nostra capacità di sopravvivenza come specie. L’adattamento in periodi di turbolenza esige il mantenimento di alti livelli di libertà e di scelta. Ciò esige diversità in tutte le sue forme. A livello intellettuale, questo significa pluralismo dei sistemi di conoscenza e degli approcci scientifici. A livello ecologico, significa diversità delle specie e degli ecosistemi. Una sintesi olistica tra il sapere popolare e il meglio della scienza ecologica moderna è vitale per tornare a un pianeta vitale e per guarire la società umana.

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