Un libro dei sogni: le intenzioni sono quasi sempre positive, ma mancano quasi tutte le indicazioni per le necessarie coperture finanziarie. Si potrebbe sintetizzare così una valutazione sommaria delle linee programmatiche predisposte dal nuovo governo, in particolare per gli aspetti economici. Di seguito un commento ad alcuni tra i 29 punti del programma reso noto da Giuseppe Conte.
Punto 1. “Con riferimento alla legge di bilancio per il 2020 sono prioritari: la neutralizzazione dell’aumento dell’IVA, le misure di sostegno alle famiglie e ai disabili, il perseguimento di politiche per l’emergenza abitativa, le misure di deburocratizzazione e di semplificazione amministrativa, il rafforzamento degli incentivi per gli investimenti privati, nonché l’incremento della dotazione delle risorse per la scuola, per l’università, per la ricerca e il per il welfare”. Obiettivi condivisibili, ma non si dice con quali risorse si intende raggiungerli. Si conferma che si tratterà di “una politica economica espansiva, in modo da indirizzare il Paese verso una solida prospettiva di crescita e di sviluppo sostenibile”, ma “senza mettere a rischio l’equilibrio di finanza pubblica”. Manca la spiegazione di come sia possibile conciliare queste due esigenze tendenzialmente opposte, di maggiore spesa e contemporaneamente di rigore nei conti.
Punto 2. Qui si trova una risposta ai dilemmi posti dal primo punto: “il Governo si adopererà per promuovere le modifiche necessarie a superare l’eccessiva rigidità dei vincoli europei, che rendono le attuali politiche di bilancio pubblico orientate prevalentemente alla stabilità e meno alla crescita”. Tradotto in termini economici significa aumento del deficit. Colpisce che il debito pubblico non venga nominato. Domanda: per un Paese che ha già un debito enorme, è ragionevole e utile puntare su un ulteriore aumento dell’indebitamento?
Punto 3. “Oggi la sfida è quella dell’innovazione connessa a una convincente transizione in chiave ambientale del nostro sistema industriale, allo sviluppo verde per creare lavoro di qualità, alla piena attuazione dell’economia circolare, alla sfida della “quarta rivoluzione industriale”: digitalizzazione, robotizzazione, intelligenza artificiale. Il piano Impresa 4.0 è la strada tracciata da implementare e rafforzare”. Bene, ma nulla si dice sugli strumenti da utilizzare.
Punto 4. Occorre “ridurre le tasse sul lavoro (cosiddetto “cuneo fiscale”), a totale vantaggio dei lavoratori”. Molto bene, ma tendenzialmente ciò comporterà minori entrate fiscali. Dove si troverebbero le coperture?
Punto 5. “È essenziale investire sulle nuove generazioni, vera risorsa per il futuro del Paese, al fine di garantire a tutti la possibilità di svolgere un percorso di crescita personale, sociale, culturale e professionale nel nostro Paese. Occorre altresì creare le condizioni affinché chi ha dovuto lasciare l’Italia possa tornarvi e trovare un adeguato riconoscimento del merito. È necessario incrementare politiche di welfare rivolte ai giovani che provengono da famiglie a basso reddito”. Ottimo, ma con quali risorse?
Punto 6. “Occorre intervenire con più efficaci misure di sostegno in favore delle famiglie (assegno unico), con particolare attenzione alle famiglie numerose e prive di adeguate risorse economiche e a quelle con persone con disabilità”. Tutto giusto, ma con quali fondi?
Punto 7. “Il Governo intende realizzare un Green New Deal, che comporti un radicale cambio di paradigma culturale e porti a inserire la protezione dell’ambiente e della biodiversità tra i principi fondamentali del nostro sistema costituzionale”. Di conseguenza, “occorre adottare misure che incentivino prassi socialmente responsabili da parte delle imprese; perseguire la piena attuazione della eco-innovazione; introdurre un apposito fondo che valga a orientare, anche su base pluriennale, le iniziative imprenditoriali in questa direzione”. Benissimo, ma con quali soldi?
Punto 8. “Occorre prevedere un piano di edilizia residenziale pubblica volto alla ristrutturazione del patrimonio esistente e al riutilizzo delle strutture pubbliche dismesse, in favore di famiglie a basso reddito e dei giovani; adeguare le risorse del Fondo nazionale di sostegno alle locazioni”. Perfetto, ma con quali euro?
Punto 11. “Obiettivo strategico sarà il potenziamento, da realizzare anche attraverso maggiori investimenti, del sistema universitario e del sistema della ricerca nel suo complesso”. Proposito assolutamente condivisibile, ma come si realizzano maggiori investimenti?
Punto 12. “Una nuova strategia di crescita fondata sulla sostenibilità richiede investimenti mirati all’ammodernamento delle attuali infrastrutture e alla realizzazione di nuove infrastrutture”. Anche per questi investimenti mancano ulteriori dettagli finanziari.
Punto 13. “Il Governo si impegna, inoltre, a rafforzare – anche all’interno dell’Unione europea – una politica di investimenti mirata al Continente africano”. Anche in riferimento a questo impegno mancano le cifre.
Punto 16. “Nel perseguimento della legalità è necessario potenziare la lotta alle organizzazioni mafiose e all’evasione fiscale, anche prevedendo l’inasprimento delle pene, incluse quelle detentive, per i grandi evasori e rendendo quanto più possibile trasparenti le transazioni commerciali, agevolando, estendendo e potenziando i pagamenti elettronici obbligatori e riducendo drasticamente i costi di transazione”. In questo caso vengono date almeno alcune indicazioni sugli strumenti da utilizzare. Certo, si sarebbe potuto proporre qualcosa in più.
Punto 17. “Occorre porre in essere una riforma fiscale, che contempli la semplificazione della disciplina, una più efficace alleanza tra contribuenti e Amministrazione finanziaria e la rimodulazione delle aliquote, in linea con il principio costituzionale della progressività della tassazione, con il risultato di alleggerire la pressione fiscale, nel rispetto dei vincoli di equilibrio del quadro di finanza pubblica. Allo stesso tempo, occorrerà completare, in misura efficace, la spending review, operando una revisione significativa delle voci di spesa. Analogamente si procederà a una revisione delle tax expenditures”. Questo punto è davvero preoccupante: in sintesi significa meno entrate fiscali compensate da tagli alla spesa e alle detrazioni fiscali. Nemmeno una parola sulle tassazioni proporzionali, forfettarie e separate. Nulla anche sulle imposte per chi ha redditi molto elevati e che potrebbe dare un contributo maggiore. La questione della tassazione dei patrimoni e delle imposte sulle eredità non viene nominata. Di conseguenza, non si capisce quale sarebbe la differenza con le tipiche politiche fiscali dei governi conservatori o di destra.
Punto 19. “Va lanciato un piano straordinario di investimenti per la crescita e il lavoro al Sud, anche attraverso il rafforzamento dell’azione della banca pubblica per gli investimenti, che aiuti le imprese in tutta Italia e che si dedichi a colmare il divario territoriale del nostro Paese”. Belle intenzioni, ma sempre in assenza di risorse stabilite con chiarezza.
Punto 22. “Occorre tutelare i beni comuni, a partire dalla scuola pubblica: è necessario intervenire contro le classi troppo affollate e valorizzare, anche economicamente, il ruolo dei docenti, potenziare il piano nazionale per l’edilizia scolastica e garantire la gratuità del percorso scolastico per gli studenti provenienti da famiglie con redditi medio-bassi”. Ben detto, ma con quali mezzi economici?
Punto 25. “Occorre introdurre la web tax per le multinazionali del settore che spostano i profitti e le informazioni in Paesi differenti da quelli in cui vendono i loro prodotti”. Da sottoscrivere pienamente: questo è un punto chiaro e giusto, che porterà anche un po’ di risorse finanziarie.
Dall’analisi del testo emerge chiaramente che il programma del nuovo governo in campo economico è denso di buoni propositi, ma che rischiano di risultare “campati per aria”. Con la prossima legge di bilancio si potrà capire meglio che cosa sarà realmente fattibile tra gli innumerevoli interventi ed investimenti nominati in questo sommario documento programmatico. Al momento, è quasi del tutto assente una valutazione concreta e realistica delle risorse effettivamente disponibili. E purtroppo di promesse non mantenute è già stata ampiamente lastricata la strada della politica del nostro Paese.