Maternal di Maura Del Pero, regista e sceneggiatrice italiana, è una coproduzione Italia/Argentina (la regista ha studiato drammaturgia a Buenos Aires) inserita nel concorso internazionale, dove ha conquistato una meritata menzione speciale.
Lu e Fati sono due giovani donne madri single accolte in una casa di religiose a Buenos Aires dove suor Paola arriva per prendere i voti. La giovane suora costruirà un forte legame con una bambina la cui madre è costantemente attirata da una vita sregolata che la porta più volte ad abbandonare la piccola. Questo legame interroga Paola, destinata a un futuro che non prevede la maternità e anche un paese, l’Argentina, dove l’aborto non è ancora legale.
I ruoli sono tutt’altro che scontati, non solo quello delle protagoniste, ma ad esempio anche quello della madre superiora ed evolvono nel rapporto dialettico che stabiliscono fra loro. La tensione sotterranea che caratterizza il film emerge con delicatezza in una narrazione dove i silenzi e gli sguardi contano quanto le parole.
L’apprendistato del regista Davide Maldi, inserito nella sezione Cineasti del presente, ha come protagonista un ragazzino, Luca, proveniente da una vita condotta in montagna in una famiglia di pastori, che viene inserito in un severo collegio alberghiero per imparare a servire a tavola in ambienti di alto lignaggio.
Il tema, sottinteso alla narrazione, va ben oltre la singola scuola professionale: quanto il giovane dovrà sacrificare della propria adolescenza, ma anche della libertà della quale ha goduto fino a quel momento, per imparare a servire (non solo i clienti)?
L’interpretazione del giovane Luca Tufano è veramente ottima; il film, un po’ lento, ha un forte dimensione didattica ovviamente aperta a differenti letture.
Non è un sogno di Giovanni Cioni, presentato fuori concorso e girato nel carcere di Perugia durante un laboratorio teatrale, prende le mosse da Che cosa sono le nuvole di Pasolini e da La vita è un sogno di Calderon de la Barca, utilizzando la recita teatrale come rivelatrice di verità.
Man mano che il film procede le figure dei detenuti emergono con maggior nitidezza con le loro storie, ognuno con la propria verità che forse nel progredire della storia non è nemmeno più così importante, quanto il presente, la necessità di raccontarsi, di partecipare ad un’opera collettiva che, anche dietro le sbarre, rimette in movimento i pensieri, le emozioni, la progettualità e le speranze. Un film interessante di non facile realizzazione, con gli “attori” che spesso scomparivano perché venivano spostati da un carcere all’altro e con la necessità di dover tener conto delle esigenze del sistema detentivo con le sue rigidità.
Un racconto, tanti racconti realizzati attraverso un continuo dentro/fuori da una struttura contenitiva, che lasciano trasparire delle potenzialità di riprogettazione dell’io e del noi al quale il teatro può fornire uno spazio vitale.
San Vittore è un corto fuori concorso, di 12’ realizzato dall’artista visivo Yuri Ancarani in una coproduzione Italia/Svizzera. Girato nel carcere di S. Vittore di Milano, indaga i sentimenti dei bambini che sono sottoposti ai controlli quando si recano a trovare i padri detenuti.
A parlare sono i disegni dei bambini senza necessità di alcun commento; disegni che attraverso il linguaggio della fantasia cercano di mitigare l’ansia e l’angoscia della situazione trasformandole in un linguaggio fiabesco, alcune volte riuscendoci, altre no, restando la loro mente inchiodata alla crudezza della realtà, troppo dura per poter volare sulle ali della fantasia.
Dalla Svizzera con sacro ardore
Zwingli, film inserito fuori concorso nella sezione Panorama Svizzero, del regista Stefan Haupt, racconta la storia di Zwingli nominato sacerdote nel 1519 al Grossmunster a Zurigo dove crea scandalo e suscita accesi dibattiti con le sue prediche contro la Chiesa cattolica e le sue tradizioni. Zwingli traduce la Bibbia in tedesco, promuove l’alfabetizzazione e predica la povertà, invitando la Chiesa a vendere i suoi beni e a destinarne i proventi ai poveri. La storia del religioso s’intreccia con quella di Anna, vedova con numerosi figli, religiosa osservante, che s’innamora di Zwingli del quale diverrà poi moglie.
Un film interessante, realizzato molto bene anche nella scenografia, che affronta una pagina di storia non molto conosciuta attraverso una narrazione che ben descrive le dinamiche del potere religioso come di quello temporale. Dinamiche non del tutto sepolte.
Un’immagine del film “Zwingli” – you tube