“Il 4 settembre del 2019 abbiamo inviato un esposto alla Procura di Agrigento e alla Procura di Roma” annuncia Mediterranea Saving Humans.
“Le prime 30 pagine offrono una ricostruzione dettagliata di tutti gli eventi intercorsi dall’alba del 28 agosto, quando la nostra nave ha soccorso 98 persone, tra cui 22 bambini piccoli, a rischio di morte su un gommone sovraffollato, fino alle prime ore del 3 settembre, quando al nostro comandante e al nostro armatore sono stati assurdamente notificati il sequestro amministrativo di Mare Jonio e una sanzione di 300.000 euro per avere violato il divieto di ingresso in acque territoriali, nonostante fossimo entrati con formale autorizzazione delle autorità competenti.
La lista di violazioni e abusi commessi in questa vicenda è lunga e non è certamente a carico del nostro equipaggio. È un dovere etico riaffermare pienamente la verità e la giustizia rispetto a quanto accaduto, e continuare a tutelare i diritti delle persone che abbiamo soccorso e del nostro equipaggio. Ancora una volta siamo noi a chiedere che le indagini vengano aperte, certi di avere sempre agito – a differenza di alcuni dei massimi vertici del governo in carica fino a ieri – in piena conformità col diritto internazionale e con la nostra Costituzione.
Speriamo che venga anche ricostruita dall’autorità giudiziaria la catena delle responsabilità istituzionali e personali riguardanti il nostro caso, poiché, riportando fedelmente l’esposto:
“Si ritiene che la vicenda che ha riguardato la gestione dell’evento SAR del 28 agosto 2019 prima; l’adozione del provvedimento inibitorio di accesso alle acque territoriali in seguito; ed il sequestro amministrativo della nave MARE JONIO e di applicazione di sanzione pecuniaria per l’asserita violazione della diffida ministeriale, per finire, sia segnata da una serie di gravissime omissioni istituzionali; di provvedimenti assunti in difetto delle condizioni di legge e in violazione di obblighi internazionali e di norme di rango costituzionale; di comportamenti di dubbia liceità e fortemente lesivi della integrità psico-fisica, dignità e dei diritti dei migranti soccorsi, dell’equipaggio e di tutte le persone a bordo, con particolare riferimento a:
– il tentativo di respingere in Libia 98 profughi di guerra in grave condizione di vulnerabilità, vittime di reiterati atti di sevizie e violenze nei campi di detenzione libici, tra cui numerosi bambini e donne in gravidanza, con la consapevolezza di esporli, in tale maniera, al rischio concreto di essere torturati o uccisi;
– l’omesso coordinamento dell’evento SAR da parte delle Autorità nazionali a ciò preposte, pur essendo state costoro informate, per prime, del soccorso e dunque avendone l’obbligo legale;
– l’omessa assegnazione del PoS in violazione degli obblighi internazionali e nazionali in tema di salvataggio delle vite in mare;
– l’emissione del provvedimento inibitorio di accesso nelle acque territoriali da parte dei Ministri competenti in assenza di alcuna istruttoria atta ad accertare la sussistenza delle ragioni di pericolosità per l’ordine e la sicurezza nazionale richiamate nel decreto n. 59/2019 convertito in legge n. 77 e in diretta violazione degli obblighi internazionali e nazionali in tema di salvataggio delle vite in mare;
– l’ingiustificato trattenimento di tutte le persone a bordo della MARE JONIO – nave, peraltro, battente bandiera italiana, come tale territorio flottante dello Stato – costretti a rimanere sul rimorchiatore contro la loro volontà per 6 giorni in condizioni inumane ben note alle competenti autorità in quanto documentate da sanitari di bordo e ministeriali e dalla psichiatra, dott.ssa Carla Ferrari Aggradi e reiteratamente comunicate alle competenti autorità;
– il ritardo nell’adozione dei provvedimenti di evacuazione medica pur a fronte dei numerosi solleciti e delle relazioni del sanitari di bordo e ministeriali e della relazione psichiatrica che paventava il rischio, in caso di prosecuzione della permanenza a bordo, di atti di autolesionismo o di reazioni violente, che ha cagionato un progressivo aggravamento delle condizioni psico fisiche dei naufraghi soccorsi fino ad ingenerare condotte autolesive, ansia, panico, disturbi del sonno, rifiuto del cibo e scioperi della fame;
– l’omessa indicazione di un punto di fonda all’interno delle acque territoriali, in temporanea deroga all’inibizione, per garantire la sicurezza di tutte le persone a bordo della MARE JONIO a fronte dell’allerta meteo diramata dalle Autorità competenti;
– l’omessa, tempestiva, adozione, da parte delle competenti Autorità, dei necessari provvedimenti a tutela della salute e della sicurezza di tutte le persone a bordo per contenere il rischio di un’emergenza sanitaria e la diffusione di malattie comunitarie, pur essendo stati reiteratamente informati delle precarie condizioni igieniche della MARE JONIO a causa della disfunzione dell’impianto di dissalazione dell’acqua, e della conseguente assenza di acqua corrente, e del rischio di diffusione di malattie comunitarie per l’impossibilità di garantire una corretta igiene personale e degli ambienti;
– l’aver, come conseguenza delle condotte sopra richiamate, sottoposto i naufraghi soccorsi dalla MARE JONIO a trattamenti inumani e degradanti, fortemente lesivi della loro dignità di persone e dei loro diritti fondamentali, contribuendo ad aggravarne le condizioni di stress psico-fisico al punto da ingenerare reazioni di tipo autolesive, depressive, rifiuto del cibo, ansia e panico;
– l’adozione del provvedimento di sequestro amministrativo della MARE JONIO e della sanzione pecuniaria per violazione dell’art. 12 comma 6 bis del Decreto Legislativo n. 286/1998, pur a fronte dell’autorizzazione all’ingresso in acque territoriali rilasciata dalle competenti Autorità portuali.”
Abbiamo chiesto alla Procura della Repubblica di procedere ad accertare tutti gli estremi di reato riconducibili a queste condotte, al fine di perseguire e punire a norma di legge chi ne è autore. è un atto di giustizia che travalica anche le vicende che ci vedono direttamente protagonisti.
Perché ripristinare lo stato di diritto nel Mediterraneo significa costruire argini all’abuso e alla violenza del potere anche a terra.
Sequestro e multa di 300.000 euro anche per la nave Eleonore della Ong tedesca Lifeline. “I miei amici italiani sono molto generosi. In un solo giorno hanno raccolto circa 10 mila euro per pagare la multa da 300 mila euro che mi è stata fatta dalla Guardia di Finanza” ha raccontato il comandante e proprietario della nave Reisch.