Lago Agrio (Ecuador) – Sulla collina di spazzatura gracchiano i corvi, ma a frugare in cerca di cibo ci sono solo loro. Nè ragazzi, nè donne, nè bambini, come accadeva ancora pochi anni fa. “Barrio” di Puerto Rico, nell’Amazzonia ecuadoriana, alle porte di Lago Agrio: in questa città di coloni e petrolieri, circondata dalla foresta e avvelenata dagli sversamenti di greggio, la trasformazione di una discarica a cielo aperto in un centro integrato per il riciclo dei rifiuti indica un cambiamento possibile.
Cartone, pet, vetro e metalli: 40 tonnellate l’anno che l’Asociacion de recicladores Puerto Rico rivende a imprese locali e nazionali offrendo un’alternativa, in condizioni di salubrità e sicurezza, a chi prima frugava tra gli scarti a piedi nudi. “Tutto è cominciato nel 2011, dopo la denuncia dei rischi sanitari per i ‘mineros’ della discarica, grazie all’iniziativa degli abitanti, al sostegno del Comune e a un progetto di cooperazione cofinanziato dall’Unione Europea e gestito dalle ong Oxfam e Cefa” ricostruisce Rolando Bravo, il presidente dell’Asociacion.
È sulla trentina. Maglietta verde, mascherina sul volto, seleziona, pressa, impacchetta. Accanto a lui oggi ci sono i volontari di Cefa, partiti dall’Italia con il Servizio civile e il sostegno della rete cattolica Focsiv. Poco piu’ in là, per l’intervista con l’agenzia Dire, i responsabili del Comune. “Paghiamo per la corrente elettrica e diamo in affitto i camion ma non forniamo alcuno stipendio” sottolinea German Jimenez, l’assessore per l’Ambiente: “I riciclatori vivono interamente della vendita dei rifiuti”.
I prezzi variano ma sono comunque abbastanza alti da rendere l’attività sostenibile: si va dai 60 centesimi al chilo per il Pet ai 15 per il cartone. Delle 40 famiglie di Puerto Rico che prima vivevano del riciclo informale oggi 14 hanno un ruolo attivo nell’Asociation. E ad alimentare la speranza sono nuove iniziative sotto il segno dell’ecosostenibilità, come la cooperativa Asoserall. “Hanno visto che il meccanismo funziona e possono gia’ contare su sei operatori a tempo pieno” spiega Bravo. “Ci vendono i rifiuti e noi li acquistiamo volentieri, anche perche’ il nostro fatturato continua a crescere”.
Articolo di Vincenzo Giardina