Rosh HaShanà, capodanno ebraico. Una festa importante come ogni capodanno in ogni comunità umana che lo festeggi. Per gli ebrei dura tre giorni e per gli ebrei di Israele questi tre giorni di festa rappresentano un’ulteriore occasione per esercitare la loro crudeltà gratuita verso la popolazione non ebrea e in particolare verso i palestinesi dei territori occupati.
Da ieri, 29 settembre, fino a domani, 1 ottobre, per festeggiare il Rosh HaShanà, lo Stato ebraico per il tramite del suo esercito di occupazione ha bloccato ogni passaggio da e per la Palestina.
Non solo, ma è stato chiuso ai palestinesi musulmani il loro luogo di culto in Hebron-Khalil, cioè la moschea di Abramo, quella tristemente famosa per la strage di fedeli inginocchiati in preghiera che il terrorista ebreo Baruch Goldenstein fece diversi anni fa.
Ma non basta ancora. La moschea, chiusa ai musulmani, verrà utilizzata, cioè profanata, dagli ebrei per disposizione ufficiale del governo israeliano, il governo dello Stato ebraico.
Provocazione o crudeltà? Resta il solito dilemma, ma cambia poco per il popolo palestinese sotto occupazione.
Per poter capire la portata criminale di tale disposizione immaginiamo che lo Stato italiano, durante una festività laica, che non riguardi la Chiesa, quale ad esempio il 1° maggio o il 25 aprile, decida di chiudere tutti gli accessi a San Pietro che, come i lettori sapranno, non fa parte dello Stato italiano; blocchi l’accesso all’Università lateranense e a tutti i luoghi extraterritoriali e di culto e, al tempo stesso, autorizzi all’interno della basilica di San Giovanni in Laterano una grande festa in onore dei partigiani alla quale possano partecipare solo i NON cristiani. E’ più chiaro così?
Ovviamente senza nessuna sovrapposizione tra sionisti e partigiani, serviva sono come esempio esplicativo, è pleonastico specificarlo ma è opportuno farlo per evitare fraintendimenti!
Forse con la forza della similitudine e della sovrapposizione ipotetica può restare più chiaro quanto sia criminale, discriminatorio e volutamente crudele quello Stato indebitamente detto democratico che è lo Stato ebraico o di Israele.
Il governo e le diverse istituzioni italiane che si ritengono democratiche, avrebbero l’obbligo quanto meno di stigmatizzare questa infamia israeliana, visto che Israele è considerato paese amico, ma ancora troppi interessi lo impediscono e allora ecco che al loro posto agisce la società civile attraverso i media indipendenti, quelli che sfuggono alla sudditanza e al diktat subdolo ma efficace della hasbara sionista.
Grazie a quel nobile lascito della Costituzione che è l’articolo 21, si può ancora fare informazione onesta e quindi, da giornale indipendente, possiamo dire senza bavagli che sostenere lo Stato di Israele è come dare un calcio ai principi fondanti della Repubblica italiana, quella nata dalla Resistenza al nazifascismo.
Concludiamo dando il nostro buon anno agli ebrei onesti di tutto il mondo, mentre denunciamo l’abietto comportamento dello Stato ebraico verso il popolo palestinese sotto occupazione.