Lo scorso 25 luglio abbiamo presentato il rapporto di metà anno per fare il punto, prima dell’estate – una delle stagioni più complicate per chi si trova in carcere -, dello stato del sistema penitenziario italiano. Quello che è emerso è il perdurare di una situazione di sovraffollamento e una perdita della qualità della vita all’interno degli istituti del nostro paese.
Al 30 giugno 2019 i detenuti ristretti nelle 190 carceri italiane erano 60.522. Il tasso di sovraffollamento è pari al 119,8%, ossia il più alto nell’area dell’Unione Europea, seguito da quello in Ungheria e Francia. A Como, Brescia, Larino, Taranto siamo intorno a un tasso di affollamento del 200%, ossia vivono due detenuti dove c’è posto per uno solo. Nel 30% degli istituti visitati dalla nostra associazione in questi primi mesi dell’anno sono state riscontrate celle dove non era rispettato il parametro minimo dei 3 mq. per detenuto, al di sotto del quale si configura per la giurisprudenza europea il trattamento inumano e degradante.
Gli stranieri in carcere, negli ultimi 10 anni, sono diminuiti del 3,68%. Se nel 2003 ogni 100 stranieri residenti regolarmente in Italia l’1,16% degli stessi finiva in carcere, oggi la percentuale è scesa allo 0,36%.
Nel 30% delle carceri visitate non risultano spazi verdi dove incontrare i propri cari e i propri figli. Solo nell’1,8% delle carceri vi sono lavorazioni alle dipendenze di soggetti privati. Nel 65,6% delle carceri non è possibile avere contatti con i familiari via skype, nonostante la stessa amministrazione e la legge lo prevedano. Nell’81,3% delle carceri non è mai possibile collegarsi a internet. In alcuni istituti penitenziari inoltre stanno chiudendo i corsi scolastici e per molti detenuti non sarà possibile frequentarne dal prossimo anno scolastico.
Questa è una parte della fotografia del sistema penitenziario italiano che abbiamo scattato con il nostro rapporto di metà anno e che abbiamo presentato in una conferenza stampa lo scorso 25 luglio (puoi riascoltare tutti gli interventi su Radio Radicale).
Al 30 giugno 2019 i detenuti ristretti nelle 190 carceri italiane erano 60.522. Il tasso di sovraffollamento è pari al 119,8%, ossia il più alto nell’area dell’Unione Europea, seguito da quello in Ungheria e Francia. A Como, Brescia, Larino, Taranto siamo intorno a un tasso di affollamento del 200%, ossia vivono due detenuti dove c’è posto per uno solo. Nel 30% degli istituti visitati dalla nostra associazione in questi primi mesi dell’anno sono state riscontrate celle dove non era rispettato il parametro minimo dei 3 mq. per detenuto, al di sotto del quale si configura per la giurisprudenza europea il trattamento inumano e degradante.
Gli stranieri in carcere, negli ultimi 10 anni, sono diminuiti del 3,68%. Se nel 2003 ogni 100 stranieri residenti regolarmente in Italia l’1,16% degli stessi finiva in carcere, oggi la percentuale è scesa allo 0,36%.
Nel 30% delle carceri visitate non risultano spazi verdi dove incontrare i propri cari e i propri figli. Solo nell’1,8% delle carceri vi sono lavorazioni alle dipendenze di soggetti privati. Nel 65,6% delle carceri non è possibile avere contatti con i familiari via skype, nonostante la stessa amministrazione e la legge lo prevedano. Nell’81,3% delle carceri non è mai possibile collegarsi a internet. In alcuni istituti penitenziari inoltre stanno chiudendo i corsi scolastici e per molti detenuti non sarà possibile frequentarne dal prossimo anno scolastico.
Questa è una parte della fotografia del sistema penitenziario italiano che abbiamo scattato con il nostro rapporto di metà anno e che abbiamo presentato in una conferenza stampa lo scorso 25 luglio (puoi riascoltare tutti gli interventi su Radio Radicale).
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