Pubblichiamo il primo di cinque articoli sulla situazione dei rifugiati siriani in Turchia.
Quanti sono?
Secondo i dati ufficiali, comunicati l’11 luglio di quest’anno dalla Presidenza Generale per la Gestione dell’Immigrazione, parte del Ministero degli Interni, sul territorio nazionale turco vivono 3 milioni 630 mila e 575 cittadini siriani. Quasi il 50% del totale ha meno di 18 anni.
Ormai sono passati quasi 9 anni da quando è scoppiata la guerra civile in Siria. Insieme al Libano, la Giordania e l’Iraq, la Turchia è stata una delle destinazioni di fuga per milioni di siriani che hanno dovuto/voluto lasciare il loro paese d’origine. Con il passare del tempo la Turchia è salita in cima della lista mondiale dei paesi che ospitano più rifugiati.
Come e dove vivono?
Mentre nei primi mesi la maggior parte viveva in grandi tendopoli, ormai soltanto il 2.85% vive nei campi di prima accoglienza, che spesso si trovano in località di confine. Quindi più del 97% vive nelle città, soprattutto in quelle più grandi. Le città autorizzate ad accogliere i siriani sono Adana, Çanakkale, Diyarbakır, Elazığ, Gaziantep, Hatay, Kayseri, Kocaeli, Mardin, Tekirdağ, Şanlıurfa e Kilis. Le altre grandi città come Smirne, Ankara, Antalya e Istanbul non sono autorizzate a registrare nuovi arrivati dall’inizio del 2019. Nonostante ciò Istanbul, la metropoli più grande del paese, è in cima alla lista delle città che ospitano più siriani: 574. 479. Tuttavia la densità più alta si registra a Kilis, dove circa l’82% della popolazione è siriana. Ad Hatay, Sanliurfa e Gaziantep un quarto degli abitanti sono siriani.
Arriviamo quindi a circa il 5% della popolazione nazionale, con quasi 500.000 bambini nati in Turchia in questi nove anni; con il passare del tempo circa 80.000 siriani sono riusciti anche ad acquisire la cittadinanza turca. Ci sono anche quelli che hanno deciso di tornare in Siria, oppure sono stati obbligati a fare questa scelta: stiamo parlando di circa 340.000 persone.
Lo status legale
Nel 1961 la Turchia ha firmato la Convenzione di Ginevra, che regolamenta i diritti delle vittime di guerra e i diritti internazionali umanitari. Tuttavia l’adesione è stata parziale, ossia il governo dell’epoca ha deciso di riconoscere l’asilo politico a pieno titolo solo a coloro che provengono da paesi membri della Commissione Europea. Dunque i siriani in Turchia hanno soltanto uno status legale (protezione umanitaria provvisoria) che gli permette di soggiornare sul territorio nazionale, ma difficilmente ottengono il permesso di lavoro. Infatti soltanto 31.000 siriani lavorano legalmente.
Una vita precaria
Nella vita reale ovviamente le cose non funzionano così, ossia con il permesso o no, i rifugiati sono obbligati a lavorare. La metà dei rifugiati siriani in Turchia, con i fondi stanziati dai paesi europei, riceve un sussidio mensile pari a 30 euro. Questa somma viene erogata per sostenere alcune spese – per esempio quelle mediche – attraverso una tessera rilasciata dalla Mezzaluna Rossa. Inoltre alcune amministrazioni comunali, le fondazioni religiose oppure le Ong offrono gratuitamente alcuni servizi fondamentali, oppure erogano piccole somme, ma si tratta comunque di sussidi limitati. Al di là di questo, i cittadini siriani devono guadagnarsi la vita per sostenere ogni tipo di esigenza e spesa e costituiscono ormai la parte della società più esposta/obbligata allo sfruttamento lavorativo e/o abitativo, al lavoro nero, a quello minorile e alla prostituzione.
Conflitto sociale
Nonostante questa situazione così precaria, ai limiti di sopravvivenza, una buona parte della società è convinta che i siriani usufruiscano di una serie di sussidi, agevolazioni e privilegi. Senz’altro non si può escludere l’elemento legato alle regole del mercato del lavoro. I rifugiati siriani rappresentano ormai la mano d’opera più sfruttata e sottopagata del paese, per cui per i datori di lavoro sono la prima scelta. Tutto questo ovviamente crea un malessere collettivo che si traduce in rimostranze e a volte anche in azioni violente nei confronti dei rifugiati siriani.
Nella seconda parte di questo lavoro di approfondimento parleremo delle condizioni lavorative e abitative dei siriani che vivono in Turchia.