Si ritiene spesso che gli uomini di età compresa tra i 18 e i 39 anni siano i più adatti a sopravvivere nelle condizioni difficili dei centri di accoglienza per rifugiati. Basandosi sulle recenti ricerche condotte sull’isola greca di Samos, Gemma Bird sottolinea che non è sempre così. Le vulnerabilità non sono fisse e in ambienti come Samos i bisogni di base di tutti i gruppi vanno soddisfatti meglio.
L’isola di Samos è una delle cinque isole dell’Egeo che ospita un centro di accoglienza per i rifugiati che entrano per la prima volta in Grecia (e in Europa) via mare. Secondo l’UNHCR, sull’isola ci sono circa 3.500 persone in attesa di una decisione sulla fase successiva della loro richiesta di asilo (anche se altre organizzazioni suggeriscono che questo numero è di fatto superiore). Ciò potrebbe comportare l’attesa del loro primo colloquio per l’asilo, l’attesa di una decisione, la contestazione di un primo rifiuto o l’attesa di un documento che consenta loro di trasferirsi altrove in Grecia. La popolazione attuale è costituita per il 51% da uomini, la maggior parte dei quali ha un’età compresa tra i 18 e i 39 anni (secondo l’UNHCR il 46% della popolazione totale rientra in questa categoria).
Questa categoria è spesso ritenuta la più forte, quella maggiormente in grado di sopravvivere nelle difficili condizioni del Centro di accoglienza, che usa ancora le tende per ospitare una parte dei rifugiati: con temperature di 30-35 gradi, queste tende sono troppo calde e poco protette dall’esterno. In inverno questo comportava una scarsa protezione dalle tempeste e dai topi, mentre ora significa una protezione insufficiente dal caldo estremo, dai topi e dai serpenti. Queste condizioni sono ulteriormente aggravate da una razione giornaliera limitata di acqua, il che porta alla disidratazione.
In questo contesto, il modo in cui consideriamo e affrontiamo il concetto di vulnerabilità diventa importante. Le vulnerabilità possono essere alterate e migliorate se non si soddisfano i bisogni di base, come il riparo e il cibo. Avere accesso a una razione supplementare di acqua in questo tipo di calore è importante, così come un accesso al cibo che non si basi sulla capacità di una persona di mettersi in coda. All’interno del Centro di accoglienza vengono forniti tre pasti al giorno, ma l’accesso a tali pasti si basa su un sistema di code e, a seconda del periodo dell’anno e della velocità di consegna, le stime sulla durata del tempo trascorso in coda sono comprese tra le due e le cinque ore a pasto.
Le persone anziane o le donne incinte incontrano maggiori difficoltà a stare in fila per ricevere il cibo. Allo stesso modo, una persona che viaggia da sola ha meno possibilità di condividere l’onere della coda. Una famiglia può darsi il cambio, ma un individuo non ha questa possibilità. Come io e le mie colleghe del progetto IR_Aesthetics abbiamo già scritto, le ONG e gli attivisti svolgono un ruolo fondamentale nel sostenere e integrare ciò che viene fornito dallo Stato. Può trattarsi di un aiuto per i compiti a casa, di una scolarizzazione supplementare per i bambini in aree che non hanno abbastanza posti nelle scuole, o della soddisfazione dei bisogni di base dei più vulnerabili.
Dalla nostra ultima visita a Samos nel gennaio 2019, il numero di ONG sull’isola è aumentato, con gruppi che lavorano per sostenere le diverse vulnerabilità e per fornire spazi in cui le persone possono sfuggire al centro di accoglienza e al caldo durante il giorno. Mentre organizzazioni più consolidate come Samos Volunteers e Still I Rise continuano a svolgere un lavoro vitale, nuovi gruppi hanno formato o creato un ulteriore avamposto sull’isola per colmare le lacune dell’offerta.
Una di queste ONG, Project Armonia, si è costituita con l’intenzione di fornire pasti sani in un ambiente sicuro e accogliente per le persone più vulnerabili dell’isola. Hanno rilevato un ristorante nella città di Vathy e nelle prossime settimane forniranno a 150 persone cibo nutriente e gustoso, senza dover fare lunghe code. La loro intenzione è quella di aumentare questo numero e di provvedere non solo a coloro che sono tradizionalmente associati alla vulnerabilità (donne in gravidanza o anziani), ma anche di sostenere uomini che viaggiano da soli e che altrimenti devono passare gran parte della giornata in coda per ricevere i tre pasti quotidiani forniti dal Centro di accoglienza.
Gli uomini che viaggiano da soli non sono spesso associati alla vulnerabilità; è più probabile che debbano stare in tenda, piuttosto che in container e il tempo di attesa per la decisione sul loro caso può essere più lungo. Questo gruppo è spesso trascurato anche dalle ONG che, con risorse limitate, devono concentrarsi innanzitutto su altri gruppi tradizionalmente più indifesi. Project Armonia riconosce questa lacuna nella fornitura e l’effetto che ha nel rendere questo gruppo più vulnerabile.
Lo fanno non solo attraverso la fornitura dei pasti e di uno spazio sicuro, ma anche dando a questi giovani la possibilità di far parte dell’organizzazione, di gestire il ristorante e di acquisire le competenze necessarie per lavorare nel settore della ristorazione dopo aver lasciato Samos. Questa attenzione al cibo e alle competenze è importante, perché, come mi hanno detto “se parli con tutti, alla fine le cose più importanti sono il cibo e l’acqua”. Fornendo entrambe le cose in un ambiente sicuro e accogliente, i volontari di Project Armonia colmano una delle tante lacune esistenti sull’isola.
Le vulnerabilità non sono fisse, non sono sempre le stesse in ogni ambiente. Gli uomini giovani non sono sempre quelli meno a rischio e in ambienti come Samos, i bisogni di base di tutti i gruppi vanno soddisfatti meglio.