Due ragazzi che camminano per strada. Un fatto normale, che avviene milioni di volte, o almeno così dovrebbe essere. A Pescara nella notte tra sabato 22 giugno e domenica 23 giugno due ragazzi brasiliani stavano camminando per strada. Si tenevano per mano, un gesto normalissimo come tanti altri. Eppure sono stati vittime di una brutale aggressione da parte di chi, a quanto pare, anche nel 2019 continua ad essere animato da violenze e disprezzi che dovrebbero essere relegati nella discarica della Storia da tempo immemore. Immediata è scattata una catena di solidarietà e la reazione della Pescara civile e solidale, sfociata in una colorata e partecipata manifestazione in Piazza primo maggio sabato 29 giugno.
Decine e decine di persone sono scese in piazza, concludendo la mobilitazione tenendosi tutti insieme per mano, per ribadire che la violenza omofoba va ripudiata e condannata. In una città dove “ogni persona” deve poter essere “semplicemente se stessa, tutelata nell’espressione del proprio orientamento sessuale e/o dalla propria identità di genere”.
Lunghissimo l’elenco delle organizzazioni partecipanti, dall’ArciGay ad Amnesty International, da sindacati e liste civiche, da vari partiti a tante organizzazioni locali, da Azione Civile Abruzzo ad associazioni impegnate quotidianamente contro la violenza sulle donne e le discriminazioni di genere. Una lotta, quest’ultima, rilanciata nelle scorse settimane con la raccolta firme per un progetto di legge regionale “Norme contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere”. Una proposta che era già stata presentata nella scorsa legislatura regionale, conclusasi nei mesi scorsi con il ritorno alle urne, ma rimasta nel limbo. Una mobilitazione importantissima, alla luce anche di vari femminicidi avvenuti negli ultimi anni e di una scellerata scelta avvenuta proprio nella scorsa legislatura, quando, bipartisan con l’opposizione di centrodestra, la maggioranza PD votò una risoluzione – proposta da Forza Italia – contro l’introduzione della teoria gender nelle scuole.
Era il 2016 e l’opposizione alla fantomatica e inesistente teoria gender era il cavallo di battaglia delle organizzazioni più oscurantiste e integraliste del cattolicesimo italiano. Nelle settimane precedenti Lanciano aveva ospitato, con la benedizione e partecipazione della locale Curia, il convegno “No gender, sì famiglia”. Oltre 20 tra associazioni e gruppi musicali organizzarono una manifestazione contro ogni discriminazione, omofobia e violenza, ma coloro che dovrebbero rappresentare gli interessi della cittadinanza preferirono seguire la propaganda ideologica dei primi. Tre anni, diverse donne assassinate e aggressioni omofobe (quella di sabato 22 e domenica 23 non è l’unica registrata in Abruzzo negli ultimi anni), dopo si può invertire definitivamente la rotta, ricacciare l’oscurantismo e la discriminazione e diventare una regione moderna.
Foto di Benedetta La Penna