L’Overshoot Day è il giorno in cui la Terra esaurisce le risorse a sua disposizione: 30 anni fa era in ottobre, 20 anni fa a settembre, quest’anno a luglio. Il Qatar è stato il primo paese ad andare a debito l’11 febbraio; all’Italia è successo il 15 maggio.

Ci risiamo, anche quest’anno il nostro Pianeta ha già esaurito le risorse che dovrebbero invece bastargli per l’intero anno. Il giorno in questione è chiamato Overshoot Day e di regola dovrebbe cadere il 31 di dicembre di ogni anno per dare alla Terra il tempo di rigenerare le sue risorse. Invece, quest’anno la data fatidica arriverà lunedì 29 luglio, battendo il record già negativo del 2018 quando la data coincise con il 1° agosto e non era mai stato così presto.

 

Per gli scienziati l’Overshoot Day rappresenta il giorno dell’anno in cui la nostra domanda di acqua, cibo, fibre, legno e assorbimento di anidride carbonica supera l’ammontare di risorse biologiche che gli ecosistemi della terra sono in grado di rinnovare in un anno, la cosiddetta ‘biocapacità globale’. Una data che arriva sempre prima: 30 anni fa cadeva in ottobre, 20 anni fa verso la fine di settembre. E adesso non arriviamo ad agosto.

Secondo i calcoli dei ricercatori, è come se l’umanità utilizzasse le risorse di quasi due pianeti, 1,75 per l’esattezza. Non va meglio considerando la sola Italia: secondo le stime del Global Footprint Network, per soddisfare i consumi degli italiani servirebbero risorse pari a 4,7 volte quelle che l’Italia genera ogni anno. Solo che di Italia ne abbiamo una sola e uno è il Pianeta su cui viviamo e lo stiamo sovrasfruttando.

Per il Global Footprint Network, l’istituto internazionale di ricerca che ha ideato il metodo per calcolare il consumo delle risorse attraverso l’Impronta Ecologica, attualmente a livello globale utilizziamo le risorse naturali a un ritmo 1,75 volte più veloce rispetto alla capacità di rigenerazione degli ecosistemi, il che equivale a dire che usiamo 1,75 pianeti Terra. Il sovrasfruttamento accade perché intacchiamo il capitale naturale del nostro Pianeta, quindi compromettendo ulteriormente la sua capacità futura di rigenerazione delle risorse.

Ma come consumiamo queste risorse? Ben il 60% corrisponde alla “richiesta di natura” necessaria per l’assorbimento delle emissioni di anidride carbonica. Invertire la tendenza è possibile, ma bisognerebbe intervenire con decisione su alcune aree. Dall’analisi del Food Sustainability Index, l’indice realizzato dalla Fondazione Barilla con The Economist Intelligence Unit, oltre a ridurre lo spreco di cibo, ad esempio, si potrebbe cercare di non pesare troppo sugli stock ittici, che già sovrasfruttiamo per il 75%.

Cosa succede fuori dai confini dell’Europa? Se tutti vivessimo come gli abitanti degli Usa, avremmo bisogno di ben cinque pianeti: negli Stati Uniti infatti ogni cittadino spreca 95 Kg di cibo l’anno e le emissioni dei cosiddetti ‘Greenhouse Gas’, derivanti dai combustibili fossili, dalla produzione di elettricità e dai trasporti, sono tra le più alte del mondo.

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