Nel novembre del 2017 l’Associazione Yairaiha onlus e la Confederazione Cobas, congiuntamente, si rivolgevano all’ ex Ministro della Giustizia e al Presidente dell’INPS, per chiedere il ripristino immediato delle prestazioni previdenziali e assistenziale revocate per effetto dell’art. 2 commi 58/63 della L.92/2012, (Legge Fornero) ai danni di circa 15.000 detenuti condannati in via definitiva per taluni reati ritenuti di particolare allarme sociale.
L’istanza rivendicava l’illeicità di un provvedimento arbitrario e lesivo dei principi fondamentali e costituzionalmente garantiti. Già allora sottolineavamo l’incostituzionalità della legge, posto che la revoca delle prestazioni previdenziali veniva applicata anche nei confronti di soggetti già condannati con sentenza passata in giudicato prima dell’entrata in vigore della legge, in netto contrasto con il principio di irretroattività sancito dalla Costituzione all’art. 25 . A ciò si aggiungono le violazioni all’art. 38 della stessa., determinate dall’applicazione verso tutti i condannati, senza distinzione tra detenuti e soggetti ammessi a scontare la pena in regime alternativo (detenzione domiciliare o affidamento in prova al servizio sociale), o addirittura in regime di sospensione della pena per grave infermità, ledendo il diritto costituzionalmente garantito e tutelato del mantenimento e dell’assistenza sociale riconosciuti a tutti i cittadini inabili al lavoro e sprovvisti dei mezzi necessari per vivere (siano essi incensurati o pregiudicati).
Esprimiamo pertanto grande soddisfazione dinanzi all’ordinanza emessa il 16 luglio dal Giudice del Lavoro di Fermo, Dr.ssa Elena Saviano, con la quale si accoglie l’istanza di rimissione degli atti alla Consulta avanzata dall’Avv. Fabio Cassisa, del Foro di L’Aquila, in ordine alla normativa punitiva contenuta nella legge. Fornero (art. 2, comma 61), nell’auspicio che la Corte Costituzionale voglia riconoscerne la palese violazione andando a ridefinire la giurisprudenza di merito. L’accoglimento del rinvio alla Corte Costituzionale del lodo Fornero, apre alla possibilità del riconoscimento pieno dei diritti insopprimibili che troppo spesso vengono calpestati in ragione di discutibili interessi di stato.
Disattendere il rispetto della dignità della persona in circostanze di per sé già gravose come nella fase di esecuzione di una pena detentiva, non può che allontanare sempre di più dall’idea di reinserimento e rieducazione sociale dettata da quell’art. 27 della Costituzione che oggi più che mai siamo costretti a difendere senza mezzi termini.
Associazione Yairaiha Onlus
Cobas Confederazione dei Comitati di Base