Nel solo 2018, sono state complessivamente 31.970 le persone che sono state oggetto di “Custodia cautelare in carcere” e 23.778 di “Arresti domiciliari”.
I dati della “Relazione sull’applicazione delle misure cautelari” che il Governo ha recentemente presentato alla Camera dei Deputati sono impietosi. Nel solo 2018, 1.355 persone sono state poste in custodia cautelare in carcere e altre 1.025 agli arresti domiciliari per poi, pochi mesi dopo, risultare beneficiarie di una sentenza di assoluzione. In termini percentuali, si tratta del 9,30% di tutti i casi definiti nello stesso anno.
Non ultimo il caso dei due immigrati irregolari arrestati e poi assolti dal Tribunale di Trapani, dopo quasi un anno di carcere preventivo.
Costa: si sottovalutano le conseguenze per gli innocenti
L’ingiusta detenzione di persone che sono poi risultate assolte dopo un processo è un «fenomeno gravemente e colpevolmente sottovalutato» per il deputato avvocato Enrico Costa (Forza Italia). Il parlamentare è il primo firmatario di una Proposta di Legge che vuole studiare meglio il fenomeno e gli eventuali abusi.
«La maggior parte di queste persone – commenta l’onorevole Costa – viene arrestata in piena notte, condotta in carcere senza troppe spiegazioni, proiettata in prima pagina o sui titoli dei giornali, per poi vedersi dichiarare «ingiusta» la privazione della libertà. La riparazione per ingiusta detenzione non basta, non può bastare. Prima che la vicenda processuale sia conclusa, dopo diversi anni, la vittima spesso ha perso il lavoro, gli amici, qualche volta perfino la famiglia, sempre la credibilità e la fiducia altrui».
Nel 2018, oltre 33 milioni di euro di risarcimenti per arresti di innocenti
Il fenomeno rappresenta pure un costo per lo Stato, ovvero per i cittadini. Lo Stato, infatti, risarcisce queste vittime della Giustizia. Nel 2018, sono state emesse 895 ordinanze definitive di risarcimento per un ammontare complessivo di oltre 33,3 milioni di euro. Le Corti d’Appello in testa per i risarcimenti sono tutte nel centro-sud: in testa c’è Catanzaro (182 casi per 10,3 milioni di euro complessivi) seguita da Napoli (113 casi e 2,4 milioni di euro di risarcimenti) e Roma (96 casi e 3,4 milioni di euro di risarcimenti). Risarcimenti milionari anche a Palermo, Catania, Reggio Calabria, Bari e Salerno.
Ma, si domanda Costa: «quale somma potrebbe mai risarcire un’esperienza capace di incidere così pesantemente nella mente e nel corpo, fino a causare conseguenze difficilmente eliminabili?».
«La verità – secondo il deputato di Forza Italia – è che taluni magistrati trattano le persone come numeri e non come esseri umani, così facendo gravare sui cittadini i mali e i problemi che affaticano il sistema giudiziario. Nonostante questo, essi non subiscono in alcun modo le conseguenze del loro comportamento, anzi, vengono addirittura promossi, finendo per fare una brillante carriera, come se niente fosse accaduto».
Costa: servono azioni disciplinari contro i magistrati che sbagliano
In conclusione, afferma Enrico Costa, «un primo passo consiste nel riaffermare il binomio potere-responsabilità: non è ammissibile che a pagare per gli errori del magistrato, in sede di valutazione dei presupposti per l’applicazione delle misure detentive, sia sempre e soltanto lo Stato (cioè, in ultima analisi, i cittadini stessi)».
Nella proposta di legge presentata, che si trova in atto all’esame della Commissione Giustizia della Camera, è previsto che «la sentenza di accoglimento della domanda di riparazione per ingiusta detenzione sia trasmessa agli organi titolari dell’azione disciplinare nei riguardi dei magistrati, per le valutazioni di loro competenza».
Magistrati bravi o intoccabili? Nel 2018 solo 11 censurati e 1 ammonito
Nel triennio 2016-2018, secondo la già citata Relazione governativa, solo 41 azioni disciplinari sono state promosse per «grave violazione di legge determinata da ignoranza o negligenza inescusabile» del magistrato sulla materia. 11 si sono concluse con l’assoluzione del magistrato, 11 con la “censura” e 1 sola con un “ammonimento”, le altre sono in corso o archiviate per l’avvenuta cessazione dal servizio del magistrato. Non si sanno quante siano i procedimenti disciplinari per «travisamento dei fatti determinato da negligenza inescusabile».
La proposta dell’onorevole Costa mi appare, comunque, demagogica. La soluzione radicale al problema è nelle mani del legislatore e non nel magistrato. Basta, infatti, ridurre ulteriormente per legge i casi previsti per la detenzione cautelare. Utile mi sembra pure intervenire con riforme procedurali e con depenalizzazioni dei reati minori (si pensi ai casi di diffamazione od oltraggio a pubblico ufficiale) che appesantiscono il lavoro di Procure e Tribunali per giungere in tempi brevi alle sentenze.