Il Coordinamento dei Comitati NOTAV, in risposta al tentativo di usare i risultati elettorali europei per affermare un indebolimento dell’opposizione alla Torino-Lione, ha ricordato che il movimento ha sempre dichiarato che “non esistono governi o partiti amici”.
L’impegno popolare per fermare il progetto e le pratiche di lotta e resistenza hanno da sempre costituito la forza principale del movimento no tav per fermare il progetto.
L’impegno nasce dalla consapevolezza di costruire una reazione, non sarà accettato un disastro ambientale e finanziario.
Il Coordinamento dei Comitati ha ribadito che il cambiamento climatico impone a tutti i decisori di prendere provvedimenti immediati per diminuire l’impatto del CO2 sul clima, occorre quindi arrestare il progetto Torino-Lione.
Gli illusori miglioramenti previsti fra 20/30 anni con la messa in esercizio di un inutile mega tunnel ferroviario sono stati demoliti dagli stessi proponenti della Torino-Lione che hanno ammesso gli errori di valutazione delle previsioni di traffico a sostegno della realizzazione del progetto.
Ricordiamo che il Regolamento europeo CEF in vigore (cfr. L’articolo 17, il diritto dell’Italia di abbandonare il progetto Torino-Lione) non obbliga gli Stati membri a portare avanti un progetto, ancorché in parte già finanziato dalla Ue come la Torino-Lione.
Ogni Governo ha l’obbligo di ascoltare le opposizioni popolari che propongono argomenti decisivi per la difesa del Pianeta e delle risorse economiche del nostro Paese e dell’Europa. Solo politiche responsabili democratiche e partecipative possono dare un futuro di benessere al Paese.
Hanno partecipato ai lavori del Coordinamento due membri dell’associazione francese Vivre et Agir en Maurienne André Duplan e Philippe Delhomme (vice-sindaco di Villarodin Bourget), che hanno illustrato la situazione dei lavori in Francia, geognostici di TELT finanziati dall’Italia al 50% e ferroviari di SNCF Rete. In Italia il cantiere della Maddalena è fermo, avendo già terminato lo scavo della galleria geognostica.
Essi hanno ricordato che i lavori della discenderia di soli 4 km situata sotto il Comune di Villarodin Bourget avevano provocato nel 2007 la perdita totale delle sorgenti di questo paese, causando gravi problemi all’agricoltura locale e alla vita dei residenti: la costruzione del tunnel di base arrecherà danni ancora più ingenti agli acquiferi.
Già sono state abbattute una ventina tra abitazioni e edifici industriali con la perdita di circa 50 posti di lavoro fissi contro gli attuali circa 400 addetti temporanei che lavorano nel tunnel, destinati a essere presto lasciati a casa.
Sono stati distrutti 4 ettari di foresta perché la zona sarà adibita a deposito di smarino, che già è stato stoccato in varie altre zone della valle, e sono previste altre opere che andranno a deturpare il paesaggio e importanti siti storici.
Il governo francese ha ammesso che la linea esistente da Digione a Modane è sufficiente e il trasporto merci verso l’Italia può essere incrementato a 15 milioni di tonnellate/anno (pari al traffico di 20 anni fa!) solo con ammodernamenti, mentre ha rinviato a dopo il 2038 ogni intervento sulla linea tra Lione, Chambéry e Modane. Parliamo allora di Torino-Digione e non più di Torino-Lione!
È stato ricordato che il Governo italiano ha permesso a TELT di dare inizio alla prima tappa del “lancio delle gare per la costruzione del tunnel di base”, ossia la selezione delle imprese.
Questa tappa si è già conclusa con la risposta di interesse di oltre cento imprese che ora attendono che TELT decida il 28 agosto 2019 quali imprese dispongono delle capacità tecniche e dell’esperienza richieste per scavare il tunnel di base.
Nell’attuale situazione di incertezza e ambiguità governativa contro la Torino-Lione, il processo dell’assegnazione dei lavori, strettamente nelle mani del promotore TELT, potrebbe proseguire in modo incontrollato e non più arrestabile, con probabili conseguenze economiche devastanti già in questa fase di preselezione delle imprese.
Ricordiamo che Marco Ponti ha più volte ricordato che l’ACB negativa della Torino-Lione tale rimane anche se la UE la finanziasse a fondo perso al 100%.
Sono al corrente i Governi che per dare inizio ai lavori del tunnel di base è necessario il rispetto del prerequisito indicato all’art. 16 dell’Accordo di Roma del 2012, ossia la disponibilità di tutti i fondi italiani e francesi per costruire tutti i 57 km del tunnel?
La Commissione europea ha recentemente proposto di finanziare dal 2021 al 55% i lavori del tunnel, uno stimolo a realizzare il progetto viste la difficoltà della Francia che non ha stanziato alcun fondo e dell’Italia con il suo enorme debito su Pil. Ci auguriamo che il neoeletto Parlamento europeo possa bocciare questa decisione al momento di votare il Bilancio 2021-2027.
In conclusione si è deciso di tenere un collegamento più stretto per lo scambio di informazioni tra le due valli che si oppongono al progetto della Torino-Lione, mentre è prevista a breve un’azione comune di confronto e di lotta tra le popolazioni francesi e italiane contrarie alla Torino-Lione.