La Camera dei deputati ha ospitato, giovedì 5 giugno, un interessante dibattito col Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli in merito alla questione delle grandi navi a Venezia; su cui abbiamo scritto, tanto per il recente incidente marittimo (2 giugno) quanto per il forte impatto dei fumi tossici provocati dalle navi crociera in stazionamento nel porto lagunare.
L’on. Federico Fornaro (Liberi e Uguali), nella propria interrogazione orale inerente «il tema dell’esclusione delle grandi navi dalla laguna di Venezia e la necessità di un piano alternativo che si basi sull’allontanamento delle grandi navi dal percorso bacino di San Marco – Canale della Giudecca come del resto già previsto dal “decreto Clini-Passera” del 2012 ancora oggi in vigore ma mai applicato», ha chiesto come il ministro intende procedere a difesa dell’ecosistema della laguna di Venezia.
Il Ministro Danilo Toninelli (Movimento Cinque Stelle) ha risposto spiegando che «il divieto di transito per le navi superiori a 40.000 tonnellate non è mai entrato in vigore perché non è stata individuata una via di transito alternativa per le grandi navi. La Capitaneria di Porto di Venezia è intervenuta in via autonoma nel 2013 con un provvedimento di divieto di transito per le navi superiori alle 96.000 tonnellate e riducendo il numero di transiti previsti. Gli effetti di tale provvedimento sono stati, tuttavia, sospesi dal TAR nel 2014». Il Governo ha ora intrapreso un percorso concreto per individuare, entro poche settimane, il nuovo terminal crocieristico. L’iter tecnico-amministrativo ha chiaramente tempi senz’altro incompatibili coll’urgenza di garantire la sicurezza; in tal senso il ministro ha invitato l’Autorità Marittima ad individuare nuove iniziative per mitigare i rischi ambientali e della navigazione.
Il deputato Fornaro ha replicato sollecitando, un po troppo sommessamente per la verità, «uno stop immediato al passaggio delle grandi navi» a difesa dell’ecosistema della laguna e a garanzia della sicurezza dei turisti.
Sul tema è ritornato polemicamente l’on. Giorgio Mulè (Forza Italia). Toninelli ha fermamente risposto che «non esiste alcun progetto del porto di Marghera; si tratta di un’idea, di un studio embrionale e non certo di una soluzione che da domani farebbe traslocare le grandi navi dalla laguna di Venezia. Mancano la VIA, la disciplina per lo smaltimento dei fanghi, e la relativa quantificazione economica. Non esiste uno studio di fattibilità tecnico-economico, dunque non esiste alcuna ipotesi progettuale. Quindi non c’è mai stato alcun blocco [a tale progetto] da parte mia: non vedo come si possono bloccare o abbandonare progetti mai pervenuti».
Il ministro, invece, ha confermato la richiesta, del ministero all’Autorità di Sistema Portuale, di predisporre tre studi di fattibilità sulle ipotesi progettuali di Chioggia, San Nicolò e Malamocco. Solo due settimane fa, l’Autorità ha risposto trasmettendo due dei progetti tecnico-economici, escludendo quello di Malamocco in quanto «è stata ritenuta impraticabile dal Provveditore e dall’Autorità di Sistema Portuale per ragioni di natura ambientale». Nel frattempo è emersa la necessità di aggiornare la disciplina per gli escavi e i dragaggi necessari e per la quale, da marzo, si attende un parere da parte dell’Avvocatura dello Stato.
Il ministro Danilo Toninelli ha evidenziato come, nella vicenda, occorra «contemperare i bisogni di sicurezza dei cittadini da un lato, e di salvaguardia dei lavoratori dall’altro lato, con le esigenze ambientali, commerciali e turistiche evitando ripercussioni negative in termini di impatto economico, produttivo ed occupazionale».
Ha quindi replicato l’on. Renato Brunetta (Forza Italia) lamentando che il ministero si stia muovendo in ritardo, solo alla luce dell’ultimo incidente marittimo avvenuto a Venezia, ed ha replicato informandolo che «porto Marghera esiste già», che è una «ipotesi percorribile con poche risorse» e che le ipotesi alternative (Chioggia, San Nicolò e Malamocco) «appaiono delle pure follie».
Sul tema, infine, è intervenuto l’on. Alvise Maniero (Movimento Cinque Stelle). Per il deputato la «follia è [individuare] Marghera, quindi in un centro petrolchimico, come destinazione di grandi navi che già ora pongono pericoli alle banchine di San Basilio come abbiamo visto».
Chiudendo la sezione di lavori della Camera sulla tematica, il ministro Toninelli ha confermato che «l’ipotesi di Marghera [avanzata dall’on. Brunetta] è un qualcosa di insostenibile dal punto di vista tecnico, giuridico ed ingegneristico». Ha quindi ribadito che «ad oggi non esiste alcun protocollo fanghi [l’ultimo non aggiornato risale a 20 anni fa]»; e fino a che non ci sarà non «esiste alcuna valutazione [su Marghera] neanche in termini di supposizione» essendo necessaria una pesante escavazione dei fondali dei canali (probabilmente inquinati da fanghi tossici) per far giungere le grandi navi fino a Porto Marghera.