La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha respinto il ricorso presentato ieri dalla Sea Watch, ritenendo che non siano necessarie misure urgenti e provvisorie per sospendere il Decreto sicurezza bis, in base al quale la nave non può entrare nelle acque territoriali italiane.
La Corte ha chiesto comunque “alle autorità italiane di continuare a fornire tutta l’assistenza necessaria alle persone che si trovano a bordo della Sea Watch 3 in situazione di vulnerabilità a causa della loro età e delle loro condizioni di salute”.
Una decisione degna di Ponzio Pilato, presa nonostante gli appelli disperati dei migranti confinati nello spazio ristretto della nave da quasi due settimane e la lettera scritta ieri al Presidente del Consiglio Conte da oltre quaranta organizzazioni impegnate nella tutela dei diritti di minorenni, rifugiati e migranti, per chiedere un porto sicuro per le persone a bordo della Sea Watch.
Uno spiraglio per la soluzione di questo ennesimo, cinico braccio di ferro sulla pelle di persone stremate e vulnerabili potrebbe però arrivare grazie all’esposto presentato alla Procura di Roma dal Garante nazionale dei diritti dei detenuti Mauro Palma, che ha chiesto una verifica su “eventuali aspetti penalmente rilevanti” nell’attuale blocco della nave e una valutazione su possibili violazione dei diritti delle persone trattenute a bordo della nave da parte dello Stato italiano. Nonostante la Sea Watch si trovi in acque internazionale, i migranti soccorsi si trovano comunque alla frontiera italiana. Secondo l’esposto, prolungare ancora il divieto di sbarco potrebbe “configurarsi come una privazione de facto della loro libertà personale”.
“Io sono responsabile delle 42 persone che ho recuperato in mare e che non ce la fanno più. Quanti altri soprusi devono sopportare? La loro vita viene prima di qualsiasi gioco politico o incriminazione” ha affermato oggi la capitana della nave Carola Rackete, dicendosi pronta a entrare nelle acque italiane per sbarcare i migranti a Lampedusa, anche se questo comporterà l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, una pesante multa e la confisca della nave.
A Lampedusa la veglia di protesta e solidarietà organizzata dal parroco e dal Forum Lampedusa Solidale è giunta ormai alla settima notte. A essa si sono aggiunte iniziative analoghe a Torino sul sagrato della chiesa di San Dalmazzo e a Palermo con un raduno davanti alla cattedrale.