Dal mio diario dal carcere: “Nel pomeriggio dalle finestre abbiamo sentito la solidarietà colorita e festosa degli anarchici e delle anarchiche fuori dal muro di cinta. Loro arrivano sempre prima di tutti e ci hanno riscaldato il cuore. La mia cella è lontana dal muro di cinta e io non li ho potuti sentire, ma i miei compagni dell’altro lato mi hanno detto che scandivano il mio nome e mi sono commosso.”
In più di un quarto di secolo di carcere ho fatto tanti scioperi della fame, e la notizia che due donne detenute lo stiano facendo da più di 28 giorni contro il regime di tortura del carcere duro mi fa stare male. E mi torna in mente quando ero io al loro posto. Ecco il diario di alcuni di quei giorni:
– Alle sette del mattino, all’apertura del blindato della cella, ho comunicato alla guardia in modo ufficiale l’inizio dello sciopero della fame. È il primo di dicembre! Lo sciopero della fame degli ergastolani in lotta per la vita per l’abolizione dell’ergastolo è iniziato. Qui nel carcere di Spoleto hanno aderito tutti gli ergastolani e per solidarietà anche i non ergastolani. Questa volta siamo più determinati dell’anno scorso. Siamo più incazzati! Questa volta gli ergastolani in lotta ce la metteranno tutta. Quando lotto non sento il mio corpo prigioniero. Non mi sento più un uomo ombra, mi sento un uomo libero e vivo.
– Al passeggio, fra una nebbiolina, un freddo pungente e un’aria triste di feste natalizie, abbiamo parlato del nostro sciopero della fame: “Pensi che servirà a qualcosa questa protesta?” “Non lo so! Ma fra il fare e non fare è meglio fare.”“Fra la sofferenza e gli incubi che ci aspettano per una pena che non finirà mai sarebbe meglio farsi morire subito di fame…” “Dopo 33 anni di carcere mi hanno respinto di nuovo la condizionale. Poi dicono che l’ergastolo esiste solo sulla carta. Mi avevano fatto capire che questa volta me l’avrebbero data… “L’Assassino dei Sogni è capace di farti sognare la libertà per rubartela subito dopo, per farti soffrire di più, per colpirti più in profondità…” “Se solo avessimo un fine pena!” “È inutile pensarci, quest’anno ho deciso di non attaccare più nessun calendario in cella.” “Io non voglio neppure più sapere in che anno siamo. Che c’importa?”
– Sesto giorno di digiuno: Un ergastolano dal regime del 41 bis scrive: “Cristo può vedere i detenuti, loro non possono vedere lui perché c’è la grata che esclude la visione del cielo.
– Lo sciopero della fame continua compatto. Per strada abbiamo perso il povero zio Totò, 85 anni, ha resistito quattro giorni, ma è malato di diabete e non ce la faceva più ad andare avanti. Siamo un po’ delusi dai mass media che non stanno dando visibilità alla nostra lotta. Di giorno spesso indosso una maschera di serenità e di allegria per far coraggio ai miei compagni che stanno dimagrendo a vista d’occhio; la sera, quando la tolgo, resto solo con le mie preoccupazione e i miei pensieri… mi sento responsabile della sofferenza dai morsi della fame dei miei compagni.
Forza Silvia e Anna, un sorriso da parte mia e uno da parte del mio cuore.