Si è tenuto oggi, 13 giugno 2019, il Convegno su “I droni armati e il nuovo volto della guerra”, durante il quale l’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo (Iriad) ha presentato un Rapporto di Ricerca sui droni, realizzato nell’ambito delle attività dello European Forum on Armed Drones e della collaborazione con Rete Italiana Disarmo.
Nell’epoca delle “nuove guerre”, il drone, veicolo terrestre, navale o aeronautico controllato a distanza o in modo automatico, si sta imponendo con prepotenza nei processi di ridefinizione dei conflitti internazionali. Se esperti e addetti ai lavori sottolineano i rischi derivanti dall’utilizzo di droni – considerati il primo passo verso una progressiva “automazione del campo di battaglia”– l’opinione pubblica internazionale (e quella italiana non fa eccezione) presenta una consapevolezza ancora parziale della portata del fenomeno. Tuttavia proprio l’opinione pubblica rimane, insieme ai media, tradizionali e nuovi (social), un attore decisivo nell’elaborazione e realizzazione della politica internazionale dei paesi occidentali. “Da questa constatazione – spiega Fabrizio Battistelli, presidente di Archivio Disarmo – scaturisce l’aspirazione del nostro Rapporto di approfondire in quale misura e con quali atteggiamenti due fondamentali protagonisti della società democratica fanno i conti con i droni: i mezzi di comunicazione e l’opinione pubblica”.
A questo scopo la ricerca ha effettuato tre differenti rilevazioni:
1. un’analisi del contenuto della stampa italiana: che ha ricostruito il dibattito sulla carta stampata sviluppatosi in Italia in relazione al tema droni nel periodo 2015-2017. A tale scopo, sono state selezionate 4 testate giornalistiche a diffusione nazionale e di diverso orientamento politico (La Repubblica, Il Giornale, La Stampa, Il Fatto Quotidiano). Il principale risultato che emerge dall’analisi del contenuto di 2.194 articoli è che – in un contesto di progressiva diminuzione numerica di testi dedicati ai droni a scopo militare e di contemporanea crescita del discorso pubblico sui droni a scopo civile – la dimensione militare rimane sul piano semantico quella predominante. Tuttavia il ruolo dei droni non sembra quello dell’attore protagonista bensì quello del “comprimario”: negli articoli vengono menzionati spesso, ma non suscitano i commenti adeguati.
2. cinque focus group in altrettante città italiane: che confermano che le conoscenze sui droni militari sono modeste, così come sono scarsi gli approfondimenti forniti dai media sull’argomento. Sebbene i riferimenti ai droni militari siano più numerosi di quelli ai droni civili, questi ultimi sono i veri attrattori dell’attenzione giornalistica. Anche Google Trends, che permette di conoscere la frequenza di ricerca sul web di una determinata parola da parte del pubblico, conferma che le ricerche correlate al termine droni si riferiscono principalmente al loro impiego in ambito civile. Quando ai partecipanti al focus viene richiesto di esprimere una propria opinione rispetto l’utilizzo dei velivoli a pilotaggio remoto, si mostrano favorevoli nei confronti dei droni civili, mentre restano più cauti in riferimento a quelli impiegati in ambito militare, soprattutto per i problemi morali posti dal colpire il nemico senza doverlo affrontare sul campo di battaglia e talvolta individui innocenti che sono estranei al conflitto.
3. l’indagine demoscopica su un campione rappresentativo della popolazione italiana: effettuata nel febbraio 2019, mostra che quasi 4 italiani su 10 dichiarano di conoscere i droni poco o per niente. Coloro che affermano di conoscerli molto o abbastanza esprimono un atteggiamento favorevole o contrario in proporzioni differenti a seconda del settore di impiego. Molto ampio è il favore circa l’uso dei droni in operazioni di soccorso (93,7%), nel controllo del traffico (87,4%), nell’ordine pubblico (82,3%) e nel settore agricoltura (80,3%). Gli intervistati si trovano in maggioranza d’accordo rispetto alle conseguenze positive dell’impiego dei droni, come il miglioramento delle attività di contrasto all’illegalità (74,8%) e di lotta al terrorismo (73,5%) o la creazione di maggiori servizi alla cittadinanza (69,1%). Solo una minoranza prevede conseguenze negative quali un possibile aggravio della disoccupazione o dell’inquinamento atmosferico. L’unico ambito che ha suscitato una prevalente preoccupazione (da parte del 67,6% dei rispondenti) riguarda la possibilità che l’utilizzo dei droni metta a rischio la privacy delle persone.
Concentrandoci sull’impiego in operazioni militari vediamo che, laddove non venga specificato se si tratti di un impiego in operazioni di sorveglianza piuttosto che di attacco né venga fatto specifico riferimento a chi li utilizza, i droni riscontrano un favore pari al 68,4% dei rispondenti. Tale risultato cambia notevolmente se ci spostiamo dal considerare un’utilità “teorica” del drone militare al considerare il suo uso “effettivo” in operazioni militari ad opera del Governo italiano e delle sue Forze Armate: poco più della metà dei rispondenti (54%) si dichiara favorevole all’utilizzo dei velivoli a pilotaggio remoto se impegnati esclusivamente in operazioni di ricognizione e sorveglianza all’estero, mentre soltanto il 18% ne sottoscrive l’utilizzo per attacchi armati. Agli antipodi di tale posizione, si situa un 19% che è contrario all’uso dei droni militari italiani, in qualsiasi circostanza.
Considerando le variabili strutturali, risulta confermato il “divario di genere” (gender gap), secondo il quale le donne si mostrano più riluttanti all’uso della forza. Per quanto riguarda l’età dei rispondenti, emerge una maggiore riflessività degli over 65, tra i quali 1 su 2 è contrario all’utilizzo dei droni militari. È anche cruciale l’orientamento politico degli intervistati: il maggiore favore verso i droni militari conferma che al continuum destra/sinistra corrisponde una maggiore/minore propensione all’uso della forza. La sorpresa è rappresentata dall’elevato numero di oppositori che l’uso militare dei droni suscita negli elettori di Fratelli d’Italia: interpretabile come una critica da destra a un tipo di armamenti che contraddice la tradizionale etica del combattente orientato ad affrontare il nemico a viso aperto. “In conclusione – osserva Francesca Farruggia, coautrice del Rapporto – i droni appaiono «simpatici» se ad uso civile e meno se ad uso militare”. Le più critiche sono le persone di età avanzata rispetto a quelle giovani, le donne rispetto agli uomini, gli elettori di centro-sinistra rispetto a quelli di centro-destra. Accomunati un po’ tutti da una forte necessità di essere di più e meglio informati su questa nuova e dirompente tecnologia.