Diego Fusaro, l’intellettuale dall’eloquio più forbito che l’Italia attuale possa vantare, il giovane filosofo hegeliano-marxista che affascina e indispone per le sue esternazioni così “sinistramente” controcorrente che a volte riportano alla cusaniana “Coincidentia oppositur” con la destra, ha detto un’altra scomoda verità.
Riferendosi alla decisione della capitana della Sea Watch3 di salvare a tutti i costi 42 vite umane, ha comunicato al mondo tramite twitter, la sua critica verso Carola Rakete con queste parole di Rousseau “amare l’umanità è spesso l’alibi per non curarsi del proprio vicino di casa“.
E’ verissimo quanto afferma Fusaro, come sono vere molte delle sue scomode affermazioni, ma una cosa non dovrebbe sfuggire al filosofo, e questo lo nota anche chi la filosofia la mastica senza essere filosofo, e chi la ignora ma è uso alla libertà di pensare.
Ciò che non dovrebbe sfuggire a un filosofo, tanto più se hegeliano, è l’antitesi alla tesi e infine la sintesi. Ma lui lo sa. Non può non saperlo.
E allora lancia la tesi e lascia che l’antitesi la facciano i suoi contestatori, quelli che semplicemente lo accusano di essere vicino alle esternazioni salviniane, per poi raggiungere la sintesi, senza dichiararlo, ma lasciando che lo dichiari quell’altra parte della società italiana ormai abbondantemente contaminata dalla barbarie sedicente securitaria. E la sintesi la senti in qualunque bar tra un cornetto e un cappuccino, in quella che è la vera agorà italiana, e dice semplicemente “Ma perché tutti vogliono venire in Italia? Che siamo i più fessi? Io non sono leghista ma…”
Complimenti al prof. Fusaro, che nel suo dire “che amare l’umanità è spesso l’alibi per non curarsi del vicino di casa” fornisce la premessa per giungere ad una conclusione logica, ma sbagliata, come farebbe un populista da quattro soldi che non pensa in termini filosofici ma in termini di disputa da osteria concludendo con “prima gli italiani” che è la forma edulcorata per dire “solo gli italiani“.
E’ un peccato che Diego Fusaro, una mente di grande lucidità e di grande cultura, anche stavolta si sia lasciato prendere la mano dal suo desiderio di essere contro-corrente nella palude sinistroide infilandosi a pieno titolo nella corrente destroide, quella che definisce “sbruffoncella” una giovane donna che con coraggio segue la legge del mare e dell’umanità e rifiuta la legge disumana con la quale un uomo – altrove fuorilegge per accaparramento di denaro pubblico – la minaccia.
Tra filosofi che offrono citazioni giuste, ma parziali, fornendo materiale “colto” di facile consumo da aggiungere ad esternazioni da osteria, e la sbruffoncella che si dirige realmente controcorrente rispetto alla disumanità dilagante, la scelta, per chi ancora privilegia i diritti umani, è facile, senza se e senza ma. Si sta con la sbruffoncella e si ricorda al filosofo che se è vero quanto detto da Rousseau, è vero anche che la “passione per le sventure lontane” come lui la chiama, non esclude a priori e per definizione l’attenzione alle “tante sventure vicine“.
Forse un ripassino dei presocratici lo aiuterebbe a sviluppare meglio i suoi twitter e a non rischiare di essere percepito come un filosofo di regime. Non è onorevole, soprattutto se il regime è impersonato dall’uomo delle felpe.