“Mi chiamo Mohamed Alì Saleh, sono nato nel 1988 in una città della regione Kanem, in Chad”. E’ così che un giovane come tanti inizia a raccontarsi. La sua vita cambia a 18 anni, quando entra in contatto con l’UNDD, un gruppo di ribelli che aspira a liberare il paese dalla dittatura di Deby, sotto i francesi, e imbraccia le armi al loro fianco.
L’addestramento, la presa della capitale, le trattative con i francesi fino alla fuga attraverso il deserto del Sahara. Le parole di Alì risuonano forti quando racconta del razzismo in Libia e di come, dopo lo scoppio della guerra con Gheddafi, paga i trafficanti per imbarcarsi verso l’Europa. Qui ricomincerà, ancora una volta, dal “puntozero” e a partire da un numero, il 224. “Da quel momento sono diventato il 224. Quando sentivo quel numero, mi hanno spiegato, stavano chiamando me. Non avevo niente con me, in Libia avevo perso tutto. Arrivato in Italia, avevo perso anche il nome”. Accompagnato da una fede profonda e dalla convinzione che “tanto poi passa”, Alì arriva a Pisa, poi, una sera, si ritrova nel cerchio di Arte Migrante.
Arte Migrante è un movimento apartitico e aconfessionale, nato a Bologna circa sette anni fa. L’idea è di far incontrare le persone attraverso l’arte, la condivisione e l’ascolto. Ci sediamo in cerchio, allo stesso livello dell’altro e creiamo relazioni umane lontane dai pregiudizi, stereotipi e razzismi. Questo libro nasce proprio dall’incontro tra la voglia di Alì di raccontare del suo paese e di cosa significhi migrare, e la volontà di Arte Migrante di fare resistenza attiva e nonviolenta al clima di odio e di paura nutrito dai nostri governi, perché gli umani possano invece incontrarsi e riconoscersi.
Mohamed Alì Saleh, 224 puntozero. Il viaggio di Odisseo al tempo di oggi, (trascrizione e revisione a cura di Michela Lovato e Martina Marcuccetti), Quaderni Satyagraha n. 35, Pisa, Centro Gandhi Edizioni, 2019, pp. 80, 16 €.
Benedetta Bressan