ArteMigrante è uno spazio di circa tre ore- dalle 20:30 alle 23:30- la domenica sera, due volte al mese. È una saletta in fondo al cortile di Via Garibaldi 33 a Pisa che ci accoglie con la porta sempre aperta, anche (ahimè, dicono gli infreddoliti che stanno dentro dopo essere arrivati per primi) quando fa freddo.

ArteMigrante è un tempo collettivo interiore, sospeso al di fuori del tempo normale, quello che misuriamo in incombenze e preoccupazione di apparire. È uno stare insieme che possiede una qualità del tutto particolare, gioiosa, profonda, in cui il colore che ci abita prende il sopravvento sulla forma abituale dello status sociale, dell’etnia, del genere, e delle altre esteriorità che la vita di ogni giorno ci cuce addosso.

ArteMigrante sono tre tempi di condivisione: il giro di presentazione che dà inizio alla serata, la cena condivisa, ed il Cerchio, la costruzione di quello spazio specialissimo e ancestrale in cui, seduti a terra, possiamo finalmente condividere quel che di noi e della nostra storia sentiamo di voler donare agli altri, in forma di musica e di danza, di poesia, di citazioni da libri che ci hanno cambiati e fatti sentire bene, di riflessioni, di improvvisazione. ArteMigrante siamo noi, che veniamo da terre lontane e vicine, carichi di storie, di stanchezza, di ferite, di bellezza, e insieme diamo vita ad uno spazio luminoso, nel quale respirare, emozionarci, e abitare insieme quel qualcosa di noi che ci fa sentire liberi.

L’associazione ArteMigrante nasce alcuni anni fa, da un’idea di inclusione diversa dalla compassione del voler aiutare qualcun altro, un’idea che ci vede coinvolti attivamente, quali che siano la nostra storia e la nostra provenienza, nel ripensare l’integrazione. Quello che io personalmente ho imparato da ArteMigrante, è che di integrazione abbiamo bisogno tutti, compreso chi vive nello stesso luogo dove è nato; perché il mondo che abitiamo oggi cambia rapidamente, è mutevole, talvolta incomprensibile, e finisce inevitabilmente per farci sentire un po’ perse, straniere a noi stesse. Abbiamo bisogno di spazi come il Cerchio. Spazi in cui ritrovarci, anche nelle palesi differenze, ad abbracciare le ginocchia sbucciate delle nostre storie, le risate e i canti e la tristezza che il mondo esterno ci regala. ArteMigrante è un regalo. Un regalo sono le orecchiette pugliesi accanto al cous-cous africano e ai dolci brasiliani sul tavolo del buffet, regali sono le testimonianze di vita condivise, la lettura di poesie in lingua straniera che mai avresti saputo tradurre da sola, è un regalo il coraggio di regalare al Cerchio una canzone dopo tanto tempo che non ti esibivi in pubblico. È un regalo poter tradurre la tua lingua per l’ospite che non la conosce, è un regalo poter ballare la pizzica al ritmo trascinante dei djembe, per te che sei nata in un posto dove la pizzica non è conosciuta, figuriamoci i djembe. È un regalo questo stare insieme spontaneo, in cui sono tesoro le reciproche differenze, e le storie diverse dalla tua sono quelle di amici, e non fanno paura.

ArteMigrante è musica. È improvvisazione, canto, libertà, risate, abbracci, le sedie per il cerchio che non sono mai abbastanza, e allora dai, qualcuno vada a prendere i tappeti, così possiamo sederci a terra. ArteMigrante è forse soprattutto questo, sedersi a terra. Una cosa che facciamo da bambini, o a casa, fra persone di famiglia; una cosa che in qualsiasi altro contesto ci farebbe sentire a disagio, spiazzati, fuori luogo. Non ci si siede a terra fra estranei, in luoghi che non ci sono familiari. Ecco cos’è ArteMigrante, cosa siamo: uno spazio, una pratica collettiva, il sogno di un mondo dove l’Estraneo, il Diverso, l’Altra, siano facce amiche con le quali si possano condividere un piatto di cibo caldo, e sedersi a terra. Dove tutte e tutti siamo benvenuti, ad ascoltare e condividere e sederci a terra. Da qualunque luogo veniamo, in qualsiasi momento. Però è consigliabile arrivare prima delle 21:30, perché dopo in genere le orecchiette finiscono.

Alice Franchini