La potenza evocativa e memoriale dei patrimoni culturali e naturali può determinare profondi, positivi, impatti, non solo di tipo culturale in senso generale, ma, nello specifico, di carattere sociale.
Com’è noto l’UNESCO, costituita nel 1945, con sede a Parigi, ha come scopo quello di proteggere la scienza e la cultura, promuovere la diffusione dell’istruzione, sollecitare gli Stati a tutelare e promuovere il proprio patrimonio culturale. Nella promozione e diffusione di consapevolezza intorno al valore del patrimonio culturale, la pace, in particolare la «pace positiva», la pace con giustizia, non è un contenuto indifferente.
Nel momento in cui promuove lo sviluppo sociale degli Stati e delle comunità del mondo a partire dalla tutela e dalla conservazione del patrimonio culturale e del patrimonio naturale; quando indica la strada dell’innovazione e dell’apertura al futuro, pur preservando la propria memoria ed i propri saperi; incoraggiando, a partire dalla «messa in comune» del carattere universale del patrimonio culturale, l’espressione della diversità culturale e il dialogo interculturale, la promozione del patrimonio culturale e naturale può diventare, al tempo stesso, un potente mezzo di promozione della pace e dei diritti umani.
Attualmente sono più di mille i patrimoni culturali e naturali riconosciuti dall’UNESCO in oltre due terzi dei Paesi del mondo; per l’esattezza, si tratta in totale, ad oggi, di 1092 siti (845 siti culturali, 209 siti naturali e 38 misti) in 167 Paesi. È noto che l’Italia è il Paese che ospita il maggior numero di patrimoni dell’umanità, con ben 54 siti riconosciuti (di cui 49 siti culturali – 7 dei quali sono «paesaggi culturali» – e 5 siti naturali).
In particolare, per il nostro Paese ma non solo, la definizione di «paesaggio culturale» comincia ad essere particolarmente importante, dal momento che i paesaggi culturali costituiscono i «paesaggi che rappresentano le «creazioni congiunte dell’uomo e della natura», e illustrano l’evoluzione di una società e del suo insediamento, nel tempo, sotto l’influenza di vincoli o di opportunità presentate, all’interno e all’esterno, dall’ambiente naturale e da spinte culturali, economiche e sociali. La loro protezione può contribuire alle tecniche di uso sostenibile del territorio ed al mantenimento della diversità biologica».
Nel bacino del Mediterraneo, i Balcani ospitano una quantità notevole di patrimoni: tre in Albania, tra cui la splendida Butrinto; tre in Bosnia, con la storica città di Mostar, già devastata dalla guerra; dieci in Croazia, con Split (Spalato), Dubrovnik (Ragusa), Parenzo (Poreč); il meraviglioso complesso storico – culturale e archeo – naturalistico di Ohrid, in Macedonia del Nord; quattro in Montenegro, con la regione delle Bocche di Cattaro; cinque in Serbia, tra i quali gli stupefacenti monumenti medievali e bizantini del Kosovo: il monastero di Dečani, il patriarcato di Peć, il monastero di Gračanica e il complesso della Bogorodica Ljeviška a Prizren.
A proposito di guerra, peraltro, è ormai universalmente noto come, specialmente nel contesto del conflitto etno-politico, laddove le matrici identitarie vengono manipolate e strumentalizzate ai fini della violenza, non solo il patrimonio culturale, con il suo portato semantico e simbolico, viene spesso precipitato nella spirale della guerra, ma, in particolare, viene fatto oggetto di azione sistematica, brutale, di vandalizzazione e di distruzione: sono non meno di 1700 i siti culturali, monumentali e religiosi, alcuni dei quali patrimoni mondiali UNESCO, distrutti o danneggiati durante il ciclo di guerre nella ex Jugoslavia degli anni Novanta, nel corso dell’aggressione della NATO contro la Serbia nel 1999 o nei violenti pogrom del 2004 in Kosovo.
Se è vero che, per un verso, l’arte e la cultura possono costituire un terreno positivo per favorire la riappropriazione condivisa e il reciproco riconoscimento, quindi la ricomposizione e, in prospettiva, la riconciliazione; è non meno vero, peraltro, che la guerra devasta e distrugge, e la tutela del patrimonio rappresenta anche la difesa della storia e della memoria, delle culture e dei saperi di una comunità. Oggi, sottoposto a ripetute minacce di ingerenza e di aggressione, ancora una volta da parte degli Stati Uniti, è il Venezuela Bolivariano ad essere preso di mira e, con esso, è il suo patrimonio culturale e naturale ad essere esposto: le splendide architetture coloniali della città di Coro, il complesso di architettura contemporanea della Città Universitaria di Caracas, i «Diavoli Danzanti» di Corpus Christi e lo storico Carnevale di Callao.
La conferenza sul tema «Patrimoni Culturali e Naturali» si tiene giovedì 16 maggio, a partire dalle ore 10.00, presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, con la presenza, tra gli altri, di Elena Coccia, Consigliera Delegata alla Cura del Patrimonio Culturale e rete dei Siti UNESCO della Città Metropolitana di Napoli, e la presentazione del mio volume “Paesaggi Kosovari 1998-2018”, edito da Multimage, Firenze, 2018.