Da un lato la città di Beira, devastata dal ciclone Idai, dove la vita sta tornando alla normalità ma si contano 72.793 persone sfollate, dall’altro la costa di Capo Delgado a nord del Mozambico, colpita recentemente dal ciclone Kenneth ma ancora sotto le piogge che rendono alcune aree difficili da raggiungere. Medici Senza Frontiere (MSF) sta portando avanti le sue attività su entrambi i fronti, in particolare al nord dove è stata inviata una équipe di emergenza nella città di Pemba. Qui, lo scorso 2 maggio, è stata dichiarata ufficialmente un’epidemia di colera dalle autorità sanitarie locali dopo la scoperta di 25 casi nella città di Pemba e di altri 5 nel vicino distretto di Mecufi. MSF, già presente nell’area dal febbraio 2019 con diversi progetti per la potabilizzazione dell’acqua, sta oggi supportando il Ministero della salute locale con la fornitura di tende e attrezzature igienico sanitarie per un Centro per il trattamento del colera a Pemba, mentre a Mecufi è pronta a supportare una struttura sanitaria in caso di bisogno. Le autorità locali stanno inoltre pianificando una campagna di vaccinazione.

L’impatto di due tempeste in un così breve arco di tempo è stato devastante. Il ciclone Kenneth è stato un duro colpo per il Mozambico che aveva appena iniziato a riprendersi da Idaidichiara Danielle Borges, coordinatrice dei progetti di MSF a Pemba. Oggi abbiamo due obiettivi fondamentali: salvare le vite dei pazienti gravemente malati e contenere l’epidemia. Dobbiamo isolare e curare le persone malate affinché si riprendano e non contagino altre persone. Dobbiamo anche impedire che le persone usino acqua contaminata, così non si ammaleranno“.

Nella città di Macomia, a nord di Pemba, il centro sanitario è stato talmente danneggiato fino al punto di renderlo inutilizzabile. Per questo MSF ha avviato attività ambulatoriali e servizi di salute materno-infantile in una tenda all’esterno dell’edificio per fornire cure mediche alla popolazione.

Ho perso praticamente tutto. Devo ricostruire la mia casa distrutta dal ciclone Kenneth ma non so proprio da dove cominciare. Per il momento sono andata a vivere con la mia famiglia. Viviamo in tanti nella stessa casa, dove però non c’è spazio sufficiente per tuttiracconta Carlitos Limia, residente a Cariacó, un quartiere della città di Pemba.

Intanto a Beira, la città più colpita dal ciclone Idai, si contano ormai pochi casi di colera al giorno. Dopo il 27 marzo, quando è stata dichiarata ufficialmente l’epidemia, il Ministero della salute locale, con il supporto tecnico-logistico di MSF, ha effettuato una campagna di vaccinazione che ha raggiunto il 98,6% della popolazione (803.125 persone). MSF ha assistito più di 4.000 pazienti sui 6.596 totali (dati al 22 aprile 2019) e attualmente gestisce a Beira un Centro di trattamento per il colera con 40 posti letto e altre due strutture a Dondo (20 letti) e Buzi (4 letti) che, salvo imprevisti, saranno chiuse a breve per via della fine dell’emergenza. Resta comunque il rischio che l’epidemia possa ripresentarsi, in particolare nelle città e villaggi fuori dalla città di Beira dove l’accesso resta ancora difficile. Qui MSF sta riabilitando strutture sanitarie, continua a rifornire la popolazione di acqua pulita, ripara la rete idrica, disinfetta e ripara i pozzi, distribuisce beni come sapone e coperte ed è impegnata in attività di promozione della salute. Solo a Buzi, MSF estrae fino a 130.000 litri d’acqua ogni giorno dal vicino fiume che vengono poi puliti e trattati e poi resi disponibili in 10 punti della città.

Entrambe le tempeste hanno colpito poco prima della stagione del raccolto, distruggendo oltre 715.000 ettari di colture e sollevando preoccupazioni per la quantità di cibo disponibile. Infine, anche la malaria, resta una potenziale preoccupazione perché ci sono ancora grandi zone con acqua stagnante che potrebbero causare un aumento del numero di zanzare e quindi della trasmissione della malaria. Al 22 aprile sono 14.863 i casi di malaria riportati nella provincia di Sofala.

MSF lavora in Mozambico dal 1984. Con lo scoppio del ciclone Idai, lo staff locale è passato da 120 a 755 persone e sono più di 140 gli operatori umanitari internazionali impegnati nella risposta all’emergenza, anche se la loro presenza diminuirà sensibilmente con il calare delle attività.

 

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